L’operazione “Impresa Sicura” di Invitalia che prevedeva il rimborso di 500 euro a dipendente per le spese sostenute per mettere in sicurezza le aziende e i lavoratori si è rivelata un flop, una beffa per le imprese, una vera presa in giro. Per mascherine, guanti, rilevatori di temperatura, camici, dispositivi per la protezione degli occhi, detergenti e altro materiale, il decreto legge Cura Italia aveva stanziato 50 milioni prevedendo un click day per la prenotazione dei contributi. Ebbene, dopo appena 1 secondo e 04 centesimi, le risorse erano già esaurite. 3.150 imprese sono riuscite a prenotarsi nel primo secondo, le altre 205.676 aziende, che pure avevano inviato la richiesta in un lasso di tempo brevissimo, sono rimaste a bocca asciutta.
L’intervento
Molte le aziende rimaste deluse, così come l’Unione Artigiani Italiani ed il suo dirigente generale Giuseppe Zannetti che testimonia quanto accaduto ponendo delle riflessioni: “La domanda di una nostra impresa associata è partita dopo soli 43 secondi – spiega Zannetti – ma è stata respinta perché i contributi sono stati polverizzati in poco più di 1 secondo. Un periodo di tempo troppo breve per non far insorgere dubbi e sospetti”. I documenti che Invitalia chiedeva di inserire erano: “Codice fiscale, partita Iva, importo richiesto e anche un captcha (per accertare che a eseguire l’operazione sia una persona e non un robot) prima di premere invio. Impossibile – sottolinea Zannetti – eseguire tutte queste operazioni in meno di un secondo, motivi per i quali le perplessità mie e di molti colleghi che pure sono stati velocissimi vengono a galla con forza. Siamo delusi dal modo in cui è stata gestita questa vicenda che, di fatto, nega finanziamenti a migliaia di imprese favorendone pochissime”.
Contributi pubblici gestiti con un sistema folle come quello del click day: “Dove a vincere – continua il dirigente UAI – è il più veloce magari perché ha una linea ed un server che li favorisce oppure grazie al luogo in cui risiede, tutto questo mettendo invece da parte i parametri legati al bisogno e al merito che andrebbero tenuti in considerazione come i più importanti. La gestione, così come è stata pensata e realizzata, è sembrata una presa in giro, un incredibile errore da parte dello Stato che non fa altro che indispettire gli operatori economici del nostro paese già segnati da un lunghissimo lockdown e tutte le difficoltà per la ripartenza”. Il dirigente generale della UAI Unione Artigiani Italiani, si fa portavoce di una richiesta al Governo: “L’esecutivo deve rimediare a questa gaffe e cercare nuovi fondi da assegnare questa volta in modo serio ed equo e non attraverso una lotteria. Ci vengono chiesti sforzi per garantire il rispetto delle norme anticontagio, ebbene – conclude Zannetti – noi siamo pronti ad eseguire tutto ciò che ci viene richiesto, ma il legislatore deve fare la propria parte mettendo ogni impresa nelle stesse condizioni, senza distinzione alcuna”.