Ha parlato di ambiente, sanità e pronto soccorsi, università, cultura e centri culturali, persino d’intelligenza artificiale e di come questa, a lungo andare, inciderà sempre più su una carenza di posti di lavoro ormai già cronica a livello nazionale. Tutte tematiche importanti, per carità. Peccato che il discorso, di quasi un’ora, sia stato tenuto nell’ambito della sua presentazione di questa mattina in Consiglio comunale come nuovo assessore ai Servizi Sociali di Frosinone e non come premier. Parliamo di Paolo Fanelli, classe 46, che tra pochi mesi soffierà sulle sue 78 candeline ed entrerà nel 79° anno di vita. Il noto ortopedico ha preso il posto di Fabio Tagliaferri, che nei giorni scorsi si è dimesso per andare a presiedere il Cda di Ales s.p.a., società in house del Ministero della Cultura che gestisce importanti musei nazionali e siti archeologici, tra cui il Colosseo, il parco di Pompei e i Musei Vaticani.
Fanelli ha elencato una lunga sfilza di tematiche che d’ora in avanti, dopo il suo ingresso, il Comune dovrà trattare, oltre che di migliorie che andrebbero fatte, a partire dalle scuole (e della creazione di nuovi asili nido) per arrivare all’istituzione di centri culturali, perché sono importanti per la città. E poi, ha spiegato il dottore, occorre ascoltare sempre i cittadini e i problemi della gente, per porvi rimedio con il lavoro amministrativo. Un discorso sicuramente più da sindaco che da assessore ai Servizi Sociali, o comunque da candidato sindaco. D’altronde Fanelli sindaco di Frosinone per un paio d’anni lo è stato: venne eletto nel ’95 con il 52% di voti grazie a un’intesa con il Movimento Costituente di Nicola Ottaviani, che gli permise di superare l’avversario Gian Franco Schietroma. Dopo un mandato difficile caratterizzato da vari rimpasti di Giunta e tensioni tra le file della maggioranza, la rottura tra Fanelli e Ottaviani portò alle dimissioni di massa dei consiglieri e nel ‘97 il Comune venne commissariato.
Ora però sindaco non lo è più, e quindi il ‘bon ton istituzionale’ avrebbe voluto che l’ultimo arrivato si presentasse ‘in punta di piedi’ invece di parlare per nome e per contro del primo cittadino e dell’intera Giunta, soprattutto al ‘primo giorno di scuola’, in occasione di una conferenza stampa di presentazione che per altri subentri di assessori, sia durante il governo Mastrangeli che durante ‘l’Ottaviani bis’ non è mai stata fatta. Dunque un onore riservatogli decisamente mal ripagato dal dottore, che invece ha deciso di salire in cattedra e dare lezioni su come governare il capoluogo sia al sindaco che ai vari assessori, entrando a gamba tesa su argomenti che non sono certamente di sua competenza.
Anche gli assessori, infatti, non sono certamente stati contenti di un’invasione di campo così esagerata e spudorata, fatta non appena entrato, tanto che l’imbarazzo è stato palese negli occhi di consiglieri e assessori del suo gruppo politico (Fratelli d’Italia), che con la sua nomina si sono sentiti un po’ ‘colpevoli’ del teatrino andato in scena quest’oggi.
Ma c’è di più. Sì, perché Fanelli su una tematica, in particolare, ha deciso di soffermarsi più di altre, ed è quella dell’ambiente, sulla quale ha aperto e chiuso il suo discorso e sulla quale ha anche (e unicamente) parlato durante le interviste finali fatte con giornali e tv. Una delega, quella all’Ambiente, attualmente detenuta dal vicesindaco e assessore Antonio Scaccia, sulla quale Fanelli ha ‘messo il naso’ più volte, dicendo tutto ciò che non va e quello che va fatto, coma ad esempio la guerra alle stufe a pellet. Un’ingerenza bella e buona lasciata ‘impunita’, probabilmente solamente perché si trattava di un’occasione pubblica. Ma che, a naso, a porte chiuse e microfoni spenti gli esponenti politici faranno notare al medico frusinate: i panni sporchi si lavano in famiglia.
D’altronde Fanelli già due anni esatti fa, cioè a febbraio del 2022, parlando pubblicamente durante un incontro di Fratelli d’Italia, andò senza dubbio fuori argomento e fuori contesto (LEGGI: L’ex sindaco Fanelli torna in politica. E macchia per sempre il buon nome che si è creato grazie al camice bianco). Discorsi sbagliati che, anche alle scorse elezioni amministrative, nonostante la forza sia nazionale che locale del partito di Giorgia Meloni e il suo essere molto conosciuto e benvoluto in città grazie alla sua professione, gli costarono i consensi: non fu eletto in Consiglio, prendendo appena 143 voti.
Ora si spera che il dottore possa riallinearsi e tornare nei ranghi del suo assessorato ai Servizi Sociali, lasciando le altre deleghe ai loro legittimi detentori e i discorsi da sindaco a Riccardo Mastrangeli. In caso contrario, se ne vedranno sicuramente delle belle: il suo incarico rischia di essere addirittura più breve del suo mandato da primo cittadino.
