Tutto iniziò, verosimilmente, quando nel lontano 1994, ben trent’anni or sono, assolse all’obbligo della leva militare nel glorioso Corpo dell’Arma dei Carabinieri. Dove? Presso la Camera dei Deputati. Fu allora, con molta probabilità, che Gianluca Quadrini iniziò a mischiare la politica con la divisa, non capendo bene, probabilmente, che l’una e l’altra sono cose ben distinte.
Auto blu, lampeggiante e paletta
Gli equivoci proseguirono quando andò a ricoprire i primi incarichi politici in Provincia, ma anche presso la Comunità Montana, dove poté finalmente iniziare, con suo sommo piacere, a farsi chiamare Presidente. Fu proprio allora che iniziò a portare al seguito un autista e una lunga schiera di belle segretarie. E fu sempre allora che decise di concedere al suo ego persino l’uso di un’auto blu. Rigorosamente di colore blu. Alla quale ben presto affiancò il tocco finale: una muffola lampeggiante, come quelle in dotazione alle forze dell’ordine, che all’occorrenza vengono messe sul tettuccio dell’auto. Anch’essa rigorosamente blu. Quindi, visto che il ‘gioco’ iniziava a piacergli sempre più, tra lo stupore e il divertimento dei suoi colleghi politici, rimediò anche una paletta, come quelle utilizzate dai corpi di polizia ai posti di blocco, che orgogliosamente posizionò, un po’ come si fa nelle auto ‘civetta’, sotto l’aletta parasole ripiegata, ma comunque ben in vista per più della metà della sua superficie.
Stava veramente esagerando. Qualcuno tentò di farglielo capire. Ma lui, imperterrito, di smetterla non ne ha voluto mai sapere. Tanto che, a volte, per ostentare la sua sicurezza nel poter fare tutto ciò, arrivava agli incontri, in auto, a gran velocità e proprio con il lampeggiante acceso. Era davvero troppo.
La strigliata
Un bel giorno, si mormora, Quadrini venne convocato in Prefettura. Un incontro riservato con l’allora prefetto di Frosinone. E stavolta non in veste ‘militare’ ma da semplice cittadino quale (in realtà) è. Dietro quella porta c’era solamente lui e quindi solo lui, oltre al prefetto, può sapere con esattezza cosa sia successo. Dall’indomani, però, il lampeggiante scomparve, così come la paletta. E la sua seconda auto blu (dopo la presidenziale Lancia Thema una gloriosa Alfa Romeo 2000 Turbo) sua fedele compagna nei chilometri percorsi insieme un po’ in tutta la regione, non sentendosi più una vera ‘auto blu’, si spense lentamente e venne dunque rottamata, con sommo, presidenziale dispiacere.
Il lupo perde il pelo…
Si dice che chi indossa un’uniforme continui a sentirsela cucita addosso per sempre, anche dopo aver lasciato i ruoli militari o paramilitari per qualsiasi motivo. Ecco, Quadrini quella divisa in realtà non la mise mai (tranne che nel 1994) ma la ‘saudade’ lo colse ugualmente di sorpresa, facendolo soffrire terribilmente di un nostalgico rimpianto. Tanto che nella consiliatura terminata a dicembre scorso fece di tutto per detenere, con suo grande piacere, la delega alla Polizia provinciale. Che alla fine riuscì a conquistare. E non di rado decise di organizzare, insieme agli agenti, posti di blocco in varie zone della provincia. Una presenza ‘ingombrante’ in tutti i sensi, la sua, un po’ come un ufficiale pignolo che controlla le ‘matricole’ al primo giorno di servizio. D’altronde, con la sua esperienza fuori dal comune riguardo il mondo militare, era uno dei pochi che poteva permettersi di fare questo…
Insomma, il lupo perde il pelo ma non il vizio, è proprio il caso di dirlo. Ed è inutile continuare a raccontare altri episodi che dimostrano che in questi anni non abbia di certo perso il vizietto, nonostante la ‘mormorata’ strigliata del prefetto. Ora, infatti, pare faccia ben di peggio rispetto ai primi anni ‘di servizio’. Quadrini, infatti, in questi giorni si sarebbe persino dedicato agli appostamenti.
Un po’ come un agente che dal pattugliamento su strada e in divisa passa, dopo aver acquisito esperienza sul campo, ai servizi in borghese, così anche il nostro Quadrinone nazionale è salito di livello, passando dalle corse con il lampeggiante ai servizi in borghese.
L’ultima missione
Ma parliamo della sua ultima ‘missione’. In settimana, giunto presso il palazzo della Provincia con la sua nuova auto (stavolta bianca, perché ‘civetta’), dopo aver posteggiato in posizione ‘invisibile’ (dopo una ventina di convulse manovre), attraverso i vetri oscurati del mezzo (non è dato sapere se blindato o meno) ha iniziato a scattare foto compromettenti per le sue indagini a due ‘loschi’ personaggi politici dello stesso partito che si erano riuniti in maniera carbonara, in pieno giorni e in pubblica piazza, a parlare chissà di quali segreti indicibili. Insieme a loro anche un giornalista dissidente appartenente alla stampa ostile che, anch’egli, per non farsi notare, ha deciso di raggiungere il luogo dell’incontro con un furgone con attaccati sulle fiancate e sul retro tre grandi adesivi di oltre due metri con i loghi delle testate giornalistiche per le quali lavora. Sempre per non farsi scoprire, quel furbone del giornalista ‘terrorista’ ha deciso di lasciare il grosso mezzo (eventualmente identificabile) posteggiato molto lontano, quindi almeno a 7-8 metri da dove stava parlando con i due ‘brutti ceffi’. Naturalmente anche il veicolo è stato fotografato, per avere un’altra lampante prova di ciò che i tre individui, con tutti gli artifizi messi in atto e precedentemente spiegati, hanno tentato di nascondere.
La ‘pistola fumante’
Ormai la missione era egregiamente compiuta. L’ispettore Quadrini aveva trovato la ‘pistola fumante’. Quindi il materiale fotografico è stato inoltrato a chi di dovere. Il ‘commissario’ Di Stefano ringrazia. E magari, per premiare la fedeltà alla presidenza che in pochi in questo periodo pare abbiano dimostrato, magari in occasione del conferimento delle deleghe per la nuova consiliatura ne terrà conto, riservando alla sua prode guardia pretoriana il ruolo di coordinatore d’Aula. E chissà che, forte della conferma del suo incarico, possa anche tornare a tirar fuori paletta e lampeggiante dagli scatoloni impolverati riposti in soffitta…