Quando è stata rinvenuta dai poliziotti della Squadra Mobile, Romina De Cesare era morta da ben 18 ore. È questo uno dei responsi dell’autopsia eseguito questa mattina sul corpo della 35enne residente a Frosinone, in via del Plebiscito. Secondo il medico legale incaricato dalla Procura, quindi, la giovane donna, trovata cadavere intorno alle 18.30 di martedì 3, era già morta molte ore prima, ed esattamente intorno alla mezzanotte e mezzo della notte tra lunedì 2 e martedì 3 maggio.
In tanti, poi, avevano iniziato a parlare di un’eventuale gravidanza di Romina. Ci sarebbero stati alcuni elementi, infatti, che in queste ore avrebbero lasciato pensare che lo fosse rimasta e che l’eventuale figlio non fosse del suo ex: le coltellate sferrate al ventre, il fatto che si sarebbe licenziata pochi giorni fa dal suo lavoro e altre chiacchiere di paese. L’esame autoptico, invece, avrebbe smentito questa ipotesi.
Queste finora riportate sono comunque tutte notizie trapelate, in quanto non è ancora stato dato nessun responso da parte del medico legale incaricato dalla Procura di Frosinone, il dottor Gabriele Margiotta, che ha lavorato insieme alla collega Maria Cristina Setacci, incaricata invece dalla Procura di Latina. All’esame, eseguito in mattinata presso l’ospedale ‘Fabrizio Spaziani’ di Frosinone è stato presente, tra gli altri, anche il perito nominato dalla famiglia della vittima, il medico legale Nicandro Bucceri di Isernia.
Per quanto riguarda il fatto che si dovesse accertare anche se la donna fosse morta soffocata a seguito di strangolamento o se invece la morte fosse sopravvenuta a causa delle successive coltellate, su questo ancora non si avrebbe ancora nessuna certezza. Probabilmente bisognerà attendere ancora il responso di analisi chimiche o strumentali eseguite sulla salma.
Su un altro elemento, però, ci sarebbe certezza: l’omicida avrebbe agito a mani nude per strangolare la donna. Senza, quindi, utilizzare corde, lacci, abiti o buste di plastica: smentita, quindi, anche quest’altra ipotesi.
Pietro Ialongo, invece, il 38enne ex della vittima finito in manette perché sospettato di essere l’artefice dell’omicidio, oggi durante l’interrogatorio con il Gip si è avvalso della facoltà di non rispondere.


