Da 20 a 100 euro per ogni funerale per far sì che tutto andasse liscio e senza problemi, né rallentamenti burocratici. Queste, secondo le indagini dei carabinieri, le cifre che venivano richieste da tre dipendenti Asl ‘infedeli’ (addetti all’obitorio) alle ditte di onoranze funebri che curavano i funerali di persone che morivano all’interno dell’ospedale di Frosinone. Per i tre oggi sono iniziati gli interrogatori davanti al giudice.
Una vera a propria tangente, dunque, che nell’ambiente si conosceva bene e da anni, tanto che veniva denominata ‘il caffè’, e proprio da qui scaturisce il nome dell’operazione. Una sorta di caffè (decisamente costoso) lasciato pagato per un ‘favore’ fatto. O, comunque, per agevolare le cose e snellire la burocrazia. O anche, a volte, per evitare di mettere i ‘bastoni tra le ruote’ e allungare i tempi. Questo, in sostanza, il meccanismo criminale scoperto dai militari della Compagnia di Frosinone, agli ordini del capitano Luca D’Alessandro, che questa mattina hanno fatto scattare il blitz e le manette ai polsi dei tre, di cui due operatori tecnici-necrofori ed un’ausiliaria specializzata, tutti residenti tra Frosinone, Alatri e Ferentino. L’accusa, grave, è quella di concorso in concussione continuata. La misura cautelare degli arresti domiciliari è stata emessa dal G.I.P. del Tribunale di Frosinone.
Le indagini, durate oltre due anni, sono iniziate nel mese di dicembre 2019, a seguito di attività informative riguardanti presunte illegittime richieste di denaro da parte degli operatori della camera mortuaria nei confronti delle agenzie di onoranze funebri. Gli investigatori hanno così formalizzavano la denuncia del responsabile di una nota ditta locale che dichiarava di essere “vessato da molti anni e costretto a devolvere somme di danaro in cambio del loro imposto aiuto nella gestione della salma”.
Il denunciante ha anche spiegato ai carabinieri che analoghe richieste erano state effettuate anche ad altre agenzie funebri i cui titolari, al solo fine di evitare che venissero attuati espedienti per rallentare lo svolgimento del servizio funebre, erano costretti a pagare.
Considerando che nella struttura ospedaliera di Frosinone vengono gestiti tra i 1000 e i 1.200 decessi l’anno, si tratterebbe di un giro d’affari di quasi 100mila euro all’anno. Una cifra, questa, da moltiplicare per circa vent’anni, visto che tanto sarebbe stato stimato il tempo per il quale il tutto sarebbe andato avanti.
Le attività investigative avrebbero fatto emergere riscontri ritenuti fondati dal Gip di Frosinone e tali da indurlo ad emettere la misura degli arresti domiciliari nei confronti di tre persone indagate dei reati di concorso in concussione continuata. Eseguite anche perquisizioni presso le rispettive abitazioni dei tre arrestati, nell’ufficio della camera mortuaria di Frosinone e nei locali attigui.
Da ricordare che ai sensi dell’art.27 della Costituzione, la responsabilità o meno dei tre indagati per i reati indicati verrà stabilita solo all’esito di giudizio definitivo della Magistratura.