Dopo due anni di pandemia non esiste un solo luogo della Terra che non abbia dovuto fronteggiare il Covid-19 ad eccezione di 9 isole in posti remoti del pianeta.
Di tutte le informazioni che siamo riusciti ad immagazzinare tramite i media, la stampa, i centinaia di migliaia di documentari e servizi sul tema, avevamo una sola certezza: tampone negativo equivale alla fine dell’incubo.
Ad oggi anche questa certezza riguardo il Covid-19, virus misterioso e invisibile che prepotentemente si è insinuato nelle nostre case, nei nostri effetti personali, nei nostri ascensori, nella nostra vita, è svanita. Non basta più un tampone negativo per tirare un sospiro di sollievo. Anzi, spesso, nonostante la negatività, il Covid il respiro ce lo toglie.
Si sono registrati diversi ingressi nei pronto soccorso ospedalieri da parte anche di giovani pazienti, con sintomi talvolta piuttosto gravi come micro-embolie polmonari, difficoltà respiratorie e problemi neurologici. Il tutto senza un’apparente spiegazione in quanto risultavano guariti dal Covid.
Il fenomeno che inizialmente è stato trascurato in quanto l’emergenza sanitaria era ben più impellente, ad oggi è impossibile ignorarlo, tanto che gli è stato attribuito un nome: Long-COVID.
Si parla di Long-COVID in tutti quei casi in cui, trascorse 4 settimane dalla negativizzazione del virus, i sintomi o alcuni di questi persistono.
Stanchezza, tachicardia, dolori articolari, perdita di memoria e concentrazione, alterazione di gusto e olfatto, problemi cardiaci e/o respiratori.
La diagnosi della sindrome non è immediata in quanto sono interessate diverse parti del corpo ed è proprio la molteplicità degli apparati coinvolti che richiede l’attenzione e l’approfondimento di diversi medici specialisti. La lista può essere davvero molto lunga: infettivologo, pneumologo, cardiologo, otorino, oculista e molti altri.
È davvero necessario un approccio multidisciplinare.
Negli ultimi 12 mesi su tutto il territorio nazionale sono stati aperti ambulatori o reparti ospedalieri destinati proprio ai pazienti che presentano problematiche post Covid. Nella nostra provincia sono due gli ambulatori a servizio dei cittadini, situati a Frosinone e Cassino. Sul sito web dell’ASL di Frosinone (https://www.asl.fr.it) è possibile consultare indirizzi, orari e modalità di accesso.
Per far fronte a questa nuova emergenza l’istituto Superiore di Sanità, finanziato dal Ministero della Salute, ha dato il via nel mese di Febbraio ad un progetto nazionale per la prevenzione e controllo delle malattie (CCM) volto al monitoraggio della situazione su tutto il territorio nazionale.
La necessità è quella di stabilire dati, percentuali e documenti ufficiali per rendere possibile un protocollo efficace e valido per tutti i malati. L’obiettivo è quello di unificare la gestione clinica del Long-COVID.
È molto importante che ciò avvenga il più presto possibile, i pazienti e i malati non devono essere lasciati da soli, gli strascichi della pandemia non sono più “solo” psicologici, sono circa 100 milioni le persone nel mondo a presentare sintomi da Long-COVID.
Il problema è di interesse mondiale e sono diversi gli studi scientifici che in questi giorni sono stati presentati al congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive tenuto a Lisbona, uno degli studi scientifici presentato dal Luxembourg Institute of Health scrive nero su bianco “la ricerca dimostra che il Long-COVID può avere un grande impatto nella qualità della vita, anche ad un anno dall’infezione acuta“.
