venerdì 19 Aprile 2024
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Cosa vuol dire amare? Le mille sfumature del sentimento che dà senso alla vita

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Qualche giorno fa una donna mi ha chiesto: “Cosa vuol dire amare? Cosa vuol dire essere amati?”


“Amo” interrogarmi sull’etimologia delle parole, scoprendo che la parola “amore risale al sanscrito kama = desiderio, passione, attrazione(…). Anche il verbo amare risale alla radice indoeuropea ka, da cui amare, cioè desiderare in maniera viscerale, in modo integrale, totale.
Un’altra interpretazione etimologica della parola amore, fa risalire il termine al verbo greco mao = desidero, da cui il latino amor da amare che indica un’attrazione esteriore, viscerale, quasi animalesca, da distinguere da un’attrazione mentale, razionale, spirituale, per esprimere la quale era usato il verbo diligere, cioè scegliere, desiderare come risultato di una riflessione.


Un’ulteriore e meno probabile, ma curiosa ed interessante interpretazione etimologica della parola amore, individua nel latino a-mors = senza morte, l’origine del termine, quasi a sottolineare l’intensità senza fine di questo potentissimo sentimento”. (fonte: www.etimoitaliano.it)
Capiamo bene come l’amore, l’amare, l’essere amati, siano dimensioni legate al desiderio, mentre l’attrazione mentale, spirituale, razionale, abbiano a che fare, riferendoci all’etimologia, con lo scegliere.
Di certo non è semplice fornire un’unica risposta al significato dell’amare e dell’essere amati. In realtà, le dinamiche che caratterizzano i legami amorosi, hanno sempre molto a che fare con la specificità di ognuno di noi.
Curioso pensare anche all’etimologia del termine “desiderio”.
“Questo termine deriva dal latino e risulta composto dalla preposizione de-, che in latino ha sempre un’accezione negativa, e dal termine sidus, che significa, letteralmente, stella.
Desiderare significa, quindi, letteralmente, “mancanza di stelle”, nel senso di “avvertire la mancanza delle stelle”, di quei buoni presagi, dei buoni auspici e quindi, per estensione, questo verbo ha assunto anche l’accezione corrente, intesa come percezione di una mancanza e, di conseguenza, come sentimento di ricerca appassionata”. (fonte: www.etimoitaliano.it).

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Il desiderio ha quindi a che fare con la percezione di una mancanza e quindi, con la conseguente ricerca appassionata di qualcosa che possa risolvere quella mancanza.
Credo che amare voglia dire vivere un legame nel quale poter godere di un valore aggiunto, desiderarlo, non averne bisogno.
Amare è insieme desiderare e scegliere, nutrirsi reciprocamente di un valore aggiunto, cercarsi e ricercarsi, trovarsi e ritrovarsi, vivere la fluidità di accadimenti spontanei e in sintonia con noi stessi.
Amare vuol dire lasciar libero l’altro di essere, respirando la nostra stessa libertà di essere. Amare è ricerca appassionata di nutrimento dell’anima, fatto di serenità, sorrisi, complicità, reciprocità, intesa.
L’amare non ha nulla a che vedere con il bisogno, anche se molte persone incastrano i legami in questo meccanismo, perfetto per generare dipendenza.

Ho sempre pensato e creduto che l’amare e l’essere amati siano luoghi emotivi nei quali poter godere della semplicità, della spontaneità, della libertà e del rispetto. Chiediamoci sempre come ci sentiamo in un legame, se questo sta togliendo o aggiungendo, se sorridiamo, se desideriamo, se l’“a-mors”, il senza morte, il senza fine, appartiene davvero alle fondamenta del nostro sentire.
Solo così potremo scoprire l’autenticità del nostro essere “insieme” e non “con”. Insieme, anche quando le rispettive diversità non sembrano volersi intrecciare… è proprio qui che dovremmo chiederci: “È quello che voglio, restare è ciò che sento davvero?”.

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Marcella Ciapetti
Marcella Ciapetti
Pedagogista clinico, la dottoressa Marcella Ciapetti si occupa del disagio della persona di ogni età, accompagnandola, attraverso metodi e tecniche proprie della pedagogia clinica, a scoprire risorse e potenzialità funzionali al ripristino di sani equilibri, funzionali ad un sano ben-essere. Su TuNews24.it cura la rubrica settimanale “Diversa…Mente”. Nata a Roma nel 1974, nel 2001 si laurea in Scienze dell’Educazione – Esperto in processi formativi, presso l’Università degli Studi di Cassino. Nel 2009 si specializza in Pedagogia clinica presso l’Isfar (Istituto Formazione, Aggiornamento e Ricerca) di Firenze. Nel 2010 si forma in Consulenza tecnica e peritale (Ctu-Ctp) presso ISFAR - Firenze. Nel 2011 partecipa al Workshop “Adhd – Disturbo da deficit di attenzione/iperattività: strategie cliniche e didattiche” presso Isfar – Firenze. Vive a Frosinone, svolge la libera professione e collabora da diversi anni con lo sportello anti-violenza dell’Auser del Frusinate, accogliendo donne e minori vittime di violenza, collabora a progetti educativi e di sostegno emotivo e didattico per giovani in età scolare. Ha scritto due libri, “Quinto diario d’amore” (Aletti Editore, 2017) e l’ultimo uscito a novembre 2020, “Quel che resta sulla mia pelle” (TraccePerLaMeta Edizioni), nei quali si raccontano storie di vita vissuta da parte di adulti e giovani in disagio emotivo-comportamentale-relazionale. Inoltre ha scritto un racconto dal titolo “Guia”, pubblicato con Aletti editore, nell’ambito del progetto “Salvatore Quasimodo legge i narratori italiani contemporanei”, affrontando le criticità che un genitore può vivere alle prese con le prime delusioni d’amore dei figli.
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