“Ho letto e condiviso le parole del commissario uscente dell’Ater, Sergio Cippitelli, il quale in questi anni si è scontrato con quella che è la realtà parallela delle case popolari. Condivido il suo pensiero sulla necessità di garantire alle famiglie che ci abitano un futuro migliore, ma tutto questo è possibile solo ed esclusivamente iniziando ad usare il pugno duro nei confronti dei morosi i quali, spesso e volentieri, non avvertono la presenza autoritaria dell’istituto Ater e di conseguenza usufruiscono dei servizi condominiali senza pagare le quote spettanti. Un circolo vizioso che non sempre permette di garantire i servizi essenziali a chi invece paga”. Il pensiero di Samuel Battaglini sull’argomento è chiaro e deciso, e tende a venire incontro a chi cerca di rispettare le regole giorno per giorno ma viene penalizzato.
“Basterebbe farsi un giro per i palazzi popolari – prosegue Battaglini – per rendersi conto della situazione di disagio in cui vivono migliaia di famiglie della nostra provincia. Condomini fatiscenti, intonaci che si staccano dalle facciate, vani autoclave non ancora a norma, portoni e finestre spesso rotte. A corso Lazio, ad esempio, all’interno di un comprensorio popolare di ben 72 famiglie, non riescono nemmeno più ad entrare le ambulanze, talmente le buche sono diventate voragini, nell’indifferenza di chi dovrebbe intervenire. La scusa è sempre la stessa: non ci sono soldi”.
“Un problema – analizza Battaglini – che potrebbe apparentemente sembrare legato solo all’aspetto edile ma che poi si va a riversare anche sull’aspetto sociale; è provato infatti che un quartiere degradato è maggiormente soggetto allo sviluppo della delinquenza. L’auspicio, quindi, è quello che in futuro l’istituto Ater inizi ad avere maggiore attenzione sia sugli aspetti economici legati alla riscossione degli affitti che, di conseguenza, sulle manutenzioni necessarie. Nelle scorse settimane – conclude – la Giunta Zingaretti ha avviato una sanatoria per gli abusivi che hanno occupato fino al 2014, un segnale non propriamente entusiasmante, quasi a voler rassegnarsi ad una gestione fatta nel tentativo di non affrontare mai definitivamente il problema”.
