Parte anche dalla provincia di Frosinone la levata di scudi dopo le vergognose dichiarazioni rilasciate dai Cinque Stelle nei confronti dei giornalisti, all’indomani dell’assoluzione del sindaco di Roma Virginia Raggi per il caso Marra. La pubblica accusa aveva chiesto 10 mesi di condanna per falso ideologico mentre il giudice ha ritenuto che il fatto, esistente, non costituisca reato. E proprio mentre la sindaca versava lacrime di gioia, i compagni grillini iniziavano a proferire le inqualificabili dichiarazioni che tuttora stanno facendo il giro del Paese, definendo i giornalisti “i veri colpevoli, pennivendoli e puttane” (Di Battista) e “infimi sciacalli” (Di Maio). E promettendo leggi contro, già anticipate e tanto sbandierate: “Presto faremo una legge sugli editori puri, per ora buon Malox a tutti!” (Di Maio). Tutto questo per aver raccontato il processo che, stavolta, vedeva al banco degli imputati “uno di loro”.

Dopo l’assoluzione della Raggi, la caccia alle streghe. Ma le reazioni non tardano
Le reazioni da parte del mondo dei media, naturalmente, non si sono fatte attendere, sia a livello nazionale che a livello locale. Tra i primi a reagire è stato Il direttore del Tg La7 Enrico Mentana, che ha risposto alle accuse di Di Battista, che scriveva: “…ha dimostrato solo una cosa: che le uniche puttane qui sono proprio loro, questi pennivendoli che non si prostituiscono neppure per necessità, ma solo per viltà”. Quindi Mentana: “Livore comprensibile solo per la frustrazione di non poter, da giustizialisti integrali, attaccare chi ha portato a giudizio la Raggi, non i giornalisti ma i magistrati”.
Anche il mondo politico non tace e ribatte
Sulla querelle è intervenuto anche Silvio Berlusconi, che non ha usato mezzi termini, spiegando che “Siamo all’anticamera del fascismo”.
Anche Matteo Salvini, ministro dell’Interno e leader leghista, si schiera “con i colleghi giornalisti che fanno bene il loro lavoro, non con chi applica pregiudizi. Faccio il giornalista e apprezzo la libertà di pensiero e critica – continua Salvini -, ma a volte non c’è informazione ma pregiudizio nei confronti di questo. Ma me lo tengo per me e vado avanti”.
Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia e Guardasigilli della Repubblica italiana, ha invece lasciato molti di sasso, spiegando: “Definire i giornalisti puttane non mi scandalizza”.

L’affondo dall’Ordine nazionale dei Giornalisti e di Stampa Romana
La reazione di Carlo Verna, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti non si è fatto attenderte: “Gli insulti del ministro Di Maio si commentano da soli come è stato già stigmatizzato dai colleghi della Fnsi – dice – sono espressi nell’esercizio del suo mandato e per questo non prendo iniziativa di trasmetterli al Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Campania cui è iscritto. Ma, mentre da cittadino – prosegue – mi chiedo se sia questo il modo di esercitare un alto mandato, da presidente dei giornalisti gli chiedo di valutare seriamente la possibilità di lasciare spontaneamente la nostra comunità, nella quale ha diritto di stare, ma in cui chi si comporta così non è assolutamente gradito”.
Anche il segretario dell’Associazione Stampa Romana, sindacato regionale dei giornalisti, non usca mezzi termini: “Puttane, pennivendoli e sciacalli. Mancano le iene e le penne intinte in inchiostro rosso. Propaganda della peggiore specie – scrive il segretario Lazzaro Pappagallo – incapace di incassare così la buona notizia dell’assoluzione della sindaca. Ricordo a tutti che se un giornalista scrive il falso ci sono soluzioni che passano dai tribunali dello Stato. Punto e fatela finita”.
Le reazioni a livello regionale
A livello regionale, invece, il governatore Dem della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha commentato: “Sono contento per l’assoluzione della Raggi, ma i pentastellati sono stati come iene feroci: il Movimento chieda scusa ai giornalisti”.

Lo sdegno in provincia di Frosinone
Svariate anche le reazioni dalla Ciociaria. Agguerrita come sempre Angela Nicoletti, cronista di Frosinone Today eTg24, che sulla sua pagina Facebook ha voluto raccontare: “Un tesserino consumato dal tempo ma che mi ricorda sacrifici e privazioni. Venticinque anni di ‘strada’, di dolori toccati con mano. Di notti insonni e festività dimenticate. Eppure non ho mai mollato anche quando ho perso una redazione e lo studio di casa è diventato la mia nuova redazione. Non più colleghi chiacchieroni accanto ed il ticchettio delle tastiere a scandire il passar delle ore. Solo un silenzio surreale che non aiuta chi vive di rumori. Accanto a me solo la tastiera, il mouse e questo tappetino-reliquia ricevuto in dono tanti anni fa. Perché se credi in qualcosa devi farti forza e andare avanti. Come hanno fatto loro. Fino alla morte. #giornalistanonputtana”. Ha inoltre voluto creare l’evento social “Più puttane meno ignoranti”, che, come lei stessa spiega, si tratta di “un evento virtuale ed a diffusione social che possa servire a sensibilizzare i giornalisti italiani davanti alle continue offese, alle denigrazioni ed ai teatrini di basso spessore politico e umano. La nostra categoria ha sempre avuto un ruolo importante nella società civile: raccontare i fatti per come sono, per come si vedono. Meglio puttana (con grande rispetto per chi fa questo mestiere) che ignorante e senza dignità”.

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Reazioni contrariate anche da parte di Marco Ceccarelli, direttore del settimanale Tu News e del quotidiano online TuNews24.it, che scrive: “La stessa legge che ha assolto la Raggi sarebbe pronta a condannare, qualora fosse giusto, giornalisti “sciacalli, pennivendoli e puttane”. Ed è questa l’unica garanzia che pare sia rimasta ad attori e garanti del pluralismo dell’informazione, oggi sotto attacco di uno Stato alle prese con una vera e propria caccia alle streghe, sia legislativa che mediatica. Perché ciò di cui affermano essere vittime è in realtà ciò di cui si stanno rendendo autori in maniera maldestramente premeditata e anticostituzionale. Orgoglioso di essere il numero 124262. Una matricola che porto nel cuore ma non permetterò a nessuno di marchiarmi sulla pelle”.
Invettive anche da parte di Massimo Pizzuti, direttore generale del gruppo che fa capo ai quotidiani Ciociaria Oggi e Latina Oggi: “venditori di bibite (solo quelli del San Paolo poi arruolati alla politica con la “p” minuscola) infimi sciacalli”.
Sarcastica invece Laura Collinoli, giornalista del mensile O’ Magazine: “Che dire. Ognuno difende la propria categoria. Io mi sento di farlo con la mia e non giudico bene questo intervento. Una domanda vorrei però fargli, anche se so che molti, nel partito Di Battista, non amano riceverne. Ecco. Mi piacerebbe chiedergli quale categoria lui si sentirebbe di difendere per senso di appartenenza!”.
E ancora, Alba Spennato, giornalista del quotidiano L’Inchiesta: “Giornalisti infimi sciacalli, pennivendoli, puttane” complimenti a Luigi Di Maio (collega giornalista?) e ad Alessandro Di Battista. Siete un grande esempio di democrazia e libertà, alla faccia dell’articolo 21 della Costituzione… dovreste tornare a sedervi tra i banchi di scuola!”.
Così, invece, la giornalista Silvia Autuori, ex volto di Teleuniverso: “Buona domenica anche a te, infame, sciacallo, puttana di un Luigi Di Maio Perché, se non sbaglio, sei iscritto anche tu all’ordine dei giornalisti. Poi magari mi dirai pure per quale testata hai lavorato per conseguire il tesserino. Poi mi dirai pure quante volte ti sei levato a paladino dell’onestà denigrando, offendendo, sputtanando chiunque fosse stato solo iscritto nel registro degli indagati, tu che ti vantavi che avreste cacciato chiunque fosse stato indagato senza neanche aspettare il primo grado di giudizio (bugia). Tu che ti vantavi di dare una scadenza temporale precisa a chi rivestiva incarichi politici (te compreso) e invece hai cambiato le regole in corsa. Tu che “Mai con Salvini”, o “Fuori dall’Euro” a seconda di come girava il vento. Tu, miserabile ominicchio, che pontifichi dall’alto di un incarico che non meriti perché sei senza spina dorsale e giochi sulla pelle di coloro i quali ti hanno dato fiducia. Tu, riconsegna il tesserino. Così almeno, tra i tanti epiteti che meriti e che potremmo affibbiarti, non potremo usare infame, sciacallo e puttana”.