Lo sviluppo sostenibile non rappresenta una moda o una tendenza passeggera per le aziende, ma il driver dello sviluppo necessario per rispondere ad un consumatore ancora più attento e ad un quadro normativo sempre più severo. Un’opzione essenziale che vale per tutte le aziende e va considerata senza rinunce non essendo privilegio appannaggio di grandi aziende o industrie professionalmente più “verdi”.
Intesa nelle tre direttrici più importanti, quella della protezione ambientale, quella sociale e quella sostenibilità finanziaria, la sostenibilità rappresenta un vero fattore competitivo ed ha un impatto significativo, se non rivoluzionario, nel modello di business, nei processi e nei prodotti dell’azienda.
La transizione è un percorso, un lungo viaggio che richiede investimenti e una tendenza all’innovazione e al cambiamento. Per questi motivi deve essere supportata da attenta pianificazione per integrare l’offerta di valore da presentare al proprio pubblico.
Questa evoluzione è destinata a cambiare le regole del gioco come anche l’accezione di “profitto” che sarà sempre più inteso come condivisione di valore e benessere comune tra tutti gli stakeholder.
Se oggi parliamo di sostenibilità è perché l’homo sapiens si è comportato (almeno nell’ultimo secolo) in modo insostenibile ed oggi la natura si sta ribellando. Il sistema economico in cui ci siamo abituati a vivere, molto probabilmente è fallito. Il paradigma del consumo sfrenato e dell’uso indiscriminato delle risorse è fallito. È fallita la visione radiosa, tipica degli anni ’80 e ’90, di sviluppo inarrestabile e indiscriminato.
Anche da un punto di vista aziendale, è fallita una strategia, e più in generale una filosofia, che finalizzava l’attività dell’impresa quasi esclusivamente alla fase commerciale e di vendita mettendo al centro solo il mero scambio economico basato esclusivamente sulla pressione nei confronti del cliente («vendere, vendere, vendere» era il mantra di quegli anni). Oggi il mondo è cambiato.
Sembra che il pianeta abbia raggiunto il punto di non ritorno e la popolazione stessa sembra prendere coscienza che il benessere generale debba basarsi su una visione economica che consideri non solo la qualità della vita ma, anche, la salvaguardia dell’ambiente e della sfera sociale.
In altre parole, la vera ricchezza che l’uomo è chiamato a costruire non è (più) economica ma è rappresenterà un concetto più alto di ‘benessere condiviso’. In questo contesto, un nuovo stile di vita improntato alla sostenibilità diventa imprescindibile a tutti i livelli: dalla pubblica amministrazione al sistema imprenditoriale, dal mondo del consumo alla collettività tipicamente intesa.
Diventa imprescindibile non solo perché sostiene una visione e un approccio etico ma anche perché, nell’evoluzione del mercato, può rappresentare una leva differenziale sulla quale costruire un vantaggio competitivo.
Se hai domande o curiosità, scrivimi nei commenti o a dambrosio.miki@gmail.com: farò del mio meglio per risponderti presto.
Alla prossima!
Michele D’Ambrosio


