di Dario Facci
Domenica il voto per il nuovo presidente della Provincia di Frosinone. È la terza volta che i sindaci e i consiglieri comunali del territorio votano per eleggere l’inquilino numero uno di Palazzo Jacobucci ma mai, nelle due tornate precedenti, i candidati erano tre e mai il responso delle urne di piazza Gramsci aveva avuto tanta importanza sugli equilibri dei prossimi anni come questa volta. La prima considerazione che a tutti viene in mente è quale sia la portata della vittoria di uno dei due candidati del Pd. Quanto cioè l’aver prevalso sulla fazione opposta si ripercuota sui padri di queste operazioni politiche. Da una parte Francesco De Angelis e Sara Battisti, dall’altra Antonio Pompeo e Enzo Salera. Una valenza davvero corposa, forse più che per gli stessi candidati in lizza, Luca Di Stefano e Luigi Germani. Priva di queste connessioni dal sapore aspramente dietrologico invece la corsa del sindaco di Frosinone, Riccardo Mastrangeli, che al limite deve vedersela con le spaccature del centrodestra ma con ricadute, in ambiti diversi da quello che riguardi il governo o meno della Provincia di Frosinone, inesistenti o quasi.
Naturale che in una situazione del genere gli ultimi giorni di campagna elettorale di secondo livello, com’è quella per la Provincia, sia paragonabile agli attimi prima della partenza del Palio di Siena, quando i fantini chiusi tra i canapi prima che il mossiere faccia cadere quello principale, iniziano a darsene di santa ragione e, intanto, a tentare di accordarsi.
Sempre più intrigante si fa l’agone per il rinnovo del Consiglio e del Presidente della Regione Lazio. Qui il mistero si infittisce sulla scelta del candidato del centrodestra. L’annuncio era atteso per ieri, cioè all’avvio della tre giorni di Fratelli d’Italia a Roma. Così non è stato perché la leader, Giorgia Meloni, apparirà in Piazza del Popolo sabato, per la chiusura, al rientro dagli impegni europei. E’ per quel momento, dunque, che tutti si aspettano l’ufficialità dello sfidante di D’Amato e degli altri. La corsa alla candidatura sarebbe ancora tra il responsabile provinciale del partito, Trancassini e il presidente della Croce Rossa, Rocca. Quest’ultimo sarebbe però osteggiato da Berlusconi il quale teme, con un candidato proveniente dalla società civile, un effetto Michetti, drammaticamente sconfitto nelle elezioni Comunali della Capitale. Forse è anche per questo motivo che tornerebbe in auge, in modo sempre più insistente, il nome di Fabio Rampelli. Questi viaggia col vento in poppa soffiato dai sondaggi che continuano a premiarlo come il candidato più forte. A fronte di questa situazione sembra, almeno per ora, indebolirsi l’opzione Chiara Colosimo. Insomma, ancora si naviga a vista.


