Colpo di scena! Come il prestigiatore che tira fuori una colomba dal cilindro, anche stavolta la politica locale ci regala la sua magia: riappare lui, il grande illusionista della scena pubblica. L’uomo che, con un pugno di preferenze e una valigia piena di chiacchiere, è riuscito a galleggiare per anni tra incarichi, ruoli, poltrone e sgabelli.
Ex consigliere regionale (ma solo grazie al listino, mica ai voti), europarlamentare per gentile concessione delle correnti forti (quelle che ti fanno volare alto, prima di schiantarti), dirigente in enti nazionali e, perché no, candidato al Consiglio comunale di Frosinone. Con ben 90 preferenze… roba che nemmeno una tombolata in parrocchia.
Ma lui è un uomo di risorse. Quando il popolo non lo vuole, lui ci riprova lo stesso. Organizza liste, recluta signore portatrici sane di voti e, con l’aggiunta del genero in versione “bonus track”, punta al minimo sindacale per sedersi in Consiglio.
E quando ci riesce, parte la solita danza della Giunta: “O mi date un posto, o vi lascio in minoranza”. Intanto, lavora ai fianchi gli scontenti, accarezza ambizioni, semina malumori. Un vero artigiano della confusione politica.
Un socialista d’antan, direbbero a Parigi. Ma qui diremmo, piuttosto: vecchia maniera, vecchie abitudini, vecchi giochetti. Per lui la politica è come il prosciutto: deve portare qualcosa in tavola. E il popolo? Ah, il popolo… utile durante la campagna elettorale, poi via con le pernacchie.
Ed ora, come un personaggio da soap opera, ricompare sui social. Quasi ottantenne, tonante, incazzato, con l’ego gonfio a pallone (che novità!) e un messaggio: mettere il veto sul destino del Comune di Frosinone. Un uomo che ha cambiato più partiti che camicie, ora pretende pure di dettare legge su chi ha ancora l’energia (e forse la buona fede) per cambiare la città.
Ma insomma, caro signore con la politica nel sangue (e forse pure nel colesterolo), fai un passo di lato. Per una volta, lascia spazio a chi prova a costruire invece di galleggiare. Ne abbiamo piene le tasche dei tuoi giochi di prestigio: la città non è un circo, e tu non sei più il domatore.
Amilcare Vanoni


