Continua a piovere sul bagnato. La piscina comunale del Casaleno, a Frosinone, pare non avere pace. L’impianto natatorio negli ultimi mesi è finito al centro di polemiche pesanti, giunte sui tavoli dell’Anticorruzione, della Procura della Repubblica, della Corte dei Conti e della Guardia di Finanza. Una querelle che, viste le sue molteplici sfaccettature, lascia pensare a qualcosa di torbido e di certo poco lineare. In questi giorni, però, come se si fosse aperto il vaso di pandora, sono emerse delle ulteriori novità. A causa di un bando della Regione sull’efficientamento energetico delle strutture comunali è venuto fuori addirittura qualcosa di ben più grave, se possibile, di tutto ciò che si è visto nelle ultime settimane. E cioè che i terreni sui quali insiste l’impianto sportivo, espropriati dal Comune all’epoca della realizzazione della struttura, sarebbero tornati di fatto nelle disponibilità degli ex proprietari in quanto la procedura non sarebbe stata completata entro i cinque anni previsti per legge.
In pratica, i vincoli preordinati all’esproprio hanno la durata di cinque anni e decadono automaticamente laddove non sia dichiarata, entro tale termine, la pubblica utilità dell’opera. Nella sostanza, dunque, il Comune ora si troverebbe, paradossalmente, con una piscina di proprietà che si trova, però su un terreno appartenente ad altri. Questo a causa di una negligenza di chi avrebbe dovuto, all’interno dello stesso Comune, provvedere a portare a termine il procedimento. Cosa ancor più strana, però, è il fatto che dopo tutti questi anni nessuno si sia mai accorto di questa situazione di grave irregolarità e che sia venuta fuori solamente oggi, quando si stava decidendo di accedere al bando che avrebbe consentito, a spese della Regione, di efficientare energeticamente lo Stadio del Nuoto, struttura molto impegnativa da gestire, sia a livello comunale che da privati, in primo luogo proprio a causa dell’esosità delle utenze, che sfiorerebbero il milione di euro ogni anno.
Dietro tutta questa situazione è nata una grossa polemica politica tra il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, il cui capogruppo Carfagna ubbidisce agli ordini del leader politico Fabio Tagliaferri, e l’assessore Angelo Retrosi. Secondo l’emissario di Tagliaferri, infatti, sarebbe stato proprio FdI ad adoperarsi con l’assessore regionale Elena Palazzo affinché il bando potesse essere rivolto anche al capoluogo, e dunque avrebbe gradito che fosse stato utilizzato per lo Stadio del Nuoto, in virtù della delega allo Sport presa da poco. L’assessore leghista, invece, rendendosi conto che non poteva essere destinato all’impianto natatorio a causa delle carte ‘fuori posto’ avrebbe dunque deciso di dirottare i fondi ad una scuola. Presentandosi in Giunta per la firma della procedura con i documenti già pronti, senza avvisare nessuno, dunque (e questo contestano i meloniani) senza fare alcun passaggio politico, spesso di prassi in queste circostanze. Un modo di fare che poco sarebbe piaciuto a Tagliaferri, che per questo avrebbe chiesto un incontro con il sindaco Mastrangeli e l’ex sindaco Ottaviani, in qualità di referente politico dell’assessore Retrosi.
Molti dicono che tutta questa situazione potrebbe mettere a rischio anche il voto per il prossimo bilancio, che Fratelli d’Italia potrebbe decidere di non votare qualora non si procedesse a risolvere la situazione. Noi invece diciamo che questo non accadrà mai, visto che è proprio il partito capitanato da Tagliaferri che per primo, insieme alla Lega, ha deciso di fare l’accordo con Marzi per mettere in sicurezza l’Amministrazione Mastrangeli.
Altra cosa sarebbe, nel caso in cui le carte non siano sistemabili in poco tempo, il ‘taglio della testa’ dell’assessore Retrosi, già richiesto poche settimane fa anche dal presidente del Consiglio Massimiliano Tagliaferri. Questo potrebbe accadere, se non è già accaduto, per questioni di orgoglio politico. Oltre che per giocare una partita a scacchi per uno degli assessorati più importanti: dunque un braccio di ferro prettamente politico tra Ottaviani e Tagliaferri, che in questi mesi sta cercando di fare ‘l’asso pigliatutto’, convincendo a transitare nel partito della Meloni assessori e consiglieri, anche di secondaria importanza, pur di mostrare i muscoli e di avvicinare sempre più il sindaco alla propria realtà politica. Una questione tra big alla quale Carfagna partecipa solo come portavoce e non di certo perché possa avere una qualsivoglia facoltà decisionale nel gruppo, negli ultimi mesi sicuramente rinsaldato e più coeso rispetto alle passate settimane, quando ognuno andava ‘per i fatti suoi’, arrivando persino ad attaccare il sindaco senza nessun confronto preliminare.
Questa è l’analisi politica dietro questa vicenda. L’analisi amministrativa, alla quale pare che in pochi stiano pensando in questi giorni, è invece senz’altro più tragica: la questione piscina, caotica all’inverosimile vista la mole di accadimenti di questi mesi, diventa ora persino più complessa. Così come la questione dell’affidamento. È infatti possibile dare in concessione un bene non in regola e non pienamente di propria proprietà, ricavandone anche un profitto? Crediamo di no. Dunque questa è sicuramente un’altra tegola che arriva sulla questione del bando di affidamento dell’impianto, che il Comune in questi mesi ha fatto di tutto pur di non revocare nonostante le varie problematiche uscite fuori, tra cui, in primis, il mistero del doppio capitolato. Di più: siamo convinti che tutto questo vada a rendere vana anche la possibilità di procedere ad un bando europeo per la gestione pluriennale dello Stadio del Nuoto. Un bando che si sarebbe dovuto predisporre proprio in questi giorni, visto che la scadenza dell’attuale gestione termina quest’estate, proprio perché ci sono dei lunghi tempi tecnici da rispettare per questa tipologia di procedure. Ma ora, prima di risolvere la situazione con i terreni, passeranno svariati mesi, se non anni, dunque addio gara.
Viene da sé che la piscina si prepara ad un lungo periodo di inattività. Anche perché nessuno si sentirà di firmare proroghe agli attuali gestori, come successo negli anni precedenti, visti i tanti punti interrogativi che aleggiano sulla procedura di affidamento espletata pochi mesi fa.