“L’approvazione da parte della Giunta Rocca del piano della rete regionale della procreazione medicalmente assistita e criteri di modalità per l’accesso alle tecniche della PMA rappresenta non solo la prima regolamentazione regionale – a 20 anni dall’approvazione della legge 40 che dal 2004 regola la Procreazione medicalmente assistita in Italia – dei diversi livelli di intervento sanitario e assistenziale a livello territoriale e ospedaliero in termini di un’omogenea e appropriata erogazione delle prestazioni correlate alla PMA“. Così la presidente della VII Commissione regionale Sanità e Politiche Sociali, Alessia Savo, in merito all’istituzione della Rete regionale della procreazione medicalmente assistita.
Tra gli obiettivi cardine della Rete: la prevenzione e diagnosi precoce dell’infertilità, la tutela del benessere riproduttivo, l’erogazione di un migliore servizio ai pazienti attraverso il nuovo modello organizzativo Hub e Spoke, che consenta di adottare terapie efficaci nelle strutture adeguate e di coinvolgere tutte le risorse tecnologiche e umane attualmente disponibili nell’offerta pubblica regionale.
“La PMA e i nuovi livelli essenziali di assistenza (LEA) – prosegue la presidente Savo – sono stati qualche settimana fa al centro di un’importante
audizione della Commissione regionale Sanità che mi onoro di presiedere, nel corso della quale è stata sottolineata la necessità di potenziare la PMA, a cominciare dalla valorizzazione e dal sostegno dei centri pubblici, senza dimenticare accreditati e privati”.
“Diverse le società scientifiche audite che hanno portato il loro contributo per la definizione più idonea, razionale ed efficiente della risposta all’infertilità, affrontando criticità attuali e riflettendo insieme sugli strumenti utili a rimuoverle. Questo perché sono sempre di più le coppie che si rivolgono ai centri di PMA – in Italia il fenomeno riguarda circa il 15-20% delle coppie – e che devono poter contare, oltre che sui criteri di competenza professionale e garanzia di risultati, anche su trattamenti economici più accessibili rispetto ai costi elevati che finora hanno caratterizzato questi percorsi. A ciò si aggiunge l’impellente esigenza di invertire il trend di quella mobilità passiva che ogni anno vede migliaia di coppie residenti nel Lazio rivolgersi a strutture pubbliche e private convenzionate di regioni come, ad esempio, Toscana e Lombardia”.
“Da presidente della Commissione Sanità del Lazio e da medico, so perfettamente che quella che stiamo introducendo non è soltanto un’azione squisitamente sanitaria ma è anche una sfida culturale e sociale, che richiede il coinvolgimento di tutti gli attori perché intento finale e comune è quello di garantire a tutte le coppie di costruire una famiglia. Per questo ringrazio il presidente Rocca, il direttore della Direzione Salute Urbani e la Giunta regionale che, attraverso l’approvazione del piano della rete regionale della PMA, realizzano un’altra misura epocale nella sanità laziale, intervenendo a sostegno di migliaia di giovani e meno giovani che vivono il problema dell’infertilità in molti casi con sentimenti di disorientamento, angoscia, dolore e frustrazione”.
“Un passo alla volta – conclude la Savo – stiamo realizzando una sanità di assoluta eccellenza sul piano nazionale, che risponde in modo concreto e strutturato alle esigenze di una popolazione sempre più adulta che va informata e agevolata nell’accesso ai servizi, mettendola nelle condizioni di determinare consapevolmente le proprie scelte”.


