“Sono pronto a dimettermi sia dalla carica alla quale con grande onore sono stato eletto dal Consiglio comunale sia da consigliere di questo Comune”. A distanza di un mese da queste dichiarazioni il presidente del Consiglio comunale di Frosinone, Massimiliano Tagliaferri, è ancora comodamente seduto sulla sua poltrona, nello scranno più alto di palazzo Munari. E non accenna ad abbandonare la sua carica ricoperta nel capoluogo, nonostante niente di ciò che aveva chiesto nel suo ‘ultimatum politico’ gli è stato concesso.
Eppure, quando si fanno certi passi, quando si va sui giornali a rilasciare dichiarazioni che fanno rumore, mettendo l’Amministrazione davanti ad un ‘aut aut’, anche se poi non si ottiene niente si dovrebbe rispettare ciò che si è detto, sia pure solo per far vedere alla cittadinanza e agli elettori che la propria parola ha un valore. Peccato, dunque, per questa ennesima figuraccia pubblica.
Stavolta, però, ci sarebbero parecchi consiglieri comunali pronti a farla pagare all’imprenditore alatrense, che con i suoi modi sempre eccessivi, in particolare nell’ultimo anno e mezzo si è fatto parecchi nemici. C’è addirittura chi parla di sfiducia. Una sfiducia già paventata circa un anno fa, quando ci fu un ‘fuorionda shock’ in Consiglio con annesso show del presidente, che prima attaccò in modo molto aggressivo alcuni consiglieri, poi durante una pausa ma comunque in diretta streaming, parlando con l’assessore alle Finanze offese Mastrangeli (“il sindaco non sa né leggere né scrivere”), quindi disse che il modo di fare di un dirigente comunale è da arresto; e tra parolacce e invettive contro tutti, si sfiorò la rissa finale, sedata solo grazie al tempestivo intervento del vicesindaco.
Proprio in quell’occasione si iniziò a pensare che una persona del genere non potesse avere il ruolo di presidente d’aula, e dunque, visto che dopo il gran polverone le dimissioni attese non vennero rassegnate, si pensò di agire contro di lui per evitare che potessero nuovamente accadere cose simili, tali da mettere in ridicolo la città e l’istituzione del Consiglio. Come prescrive la normativa, infatti, si può intervenire con una richiesta di sfiducia per “gravi e reiterati comportamenti pregiudizievoli per la funzionalità ed efficacia dei lavori del Consiglio o lesivi del prestigio dello stesso”. E basterebbe il voto del 50% + 1 per ‘disarcionare’ Max.
Una sfiducia che può essere richiesta dai consiglieri comunale senza l’obbligo di alcun intervento diretto del sindaco, che su questa questione per ora non è ancora intervenuto ufficialmente, neanche tramite l’indizione di una riunione di maggioranza di cui si parla di settimane, probabilmente per far ‘sbollire’ un po’ gli animi. Anche se stavolta sarà veramente difficile che i consiglieri si calmino, anche perché passando sopra a certi atteggiamenti potrebbero ritrovarsi nuovamente, dopo poco tempo, allo stesso punto: come dice il detto, chi nasce tondo non può morire quadrato…


