lunedì 27 Ottobre 2025
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Rinascimento Relazionale. La mia utopia di una comunicazione costruttiva e gentile

Un invito a rallentare, a riflettere e a costruire ponti solidi tra le persone

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La lentezza per connettersi

Nel turbine frenetico del nostro mondo, la richiesta di velocità sembra essere diventato l’imperativo categorico.

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Il mio modo per non cadere nella frenesia è quello di fermarmi ogni tanto, alzare lo sguardo, respirare, rallentare e pensare a ciò che sono e a ciò faccio. Una piccola strategia, tutt’altro che un atteggiamento controcorrente, per coltivare la gratitudine verso chi siamo e ciò che abbiamo.

Mi viene in mente un racconto tenero dai toni delicati, “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza” – Luis Sepùlveda. Una lettura adatta ai grandi e anche ad un pubblico più giovane per infondergli moralità e giudizio. Attraverso la protagonista, la lumaca che prende il nome di Ribelle, l’autore induce a considerare l’importanza del tempo, che deve essere visto in maniera qualitativa e non quantitativa. Anche lo scrittore napoletano Luciano De Crescenzo era un sostenitore di questa visione di vita e, a sostegno della sua convinzione, ricorreva ad un simpatico diagramma. In sostanza, diceva De Crescenzo, vivere la vita in senso qualitativo equivale a vivere di più.

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Bisogna godere di ogni attimo e vivere senza stare a guardare l’orologio bensì a concentrarsi su come vivere, assaporando ogni incontro di vita. Le cose che facciamo, i nostri sogni, le nostre domande tutto deve essere vissuto senza fretta perché altrimenti i bei momenti ci passeranno davanti e noi non saremo in grado di coglierli.

Rallentare diventa un mezzo attraverso il quale possiamo donare attenzione, connetterci più profondamente con il mondo che ci circonda e con le persone che incontriamo lungo il nostro percorso.

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Un po’ di lentezza è la chiave di volta per riscoprire la profondità delle relazioni umane e ristabilire un dialogo autentico. La frenesia quotidiana ci costringe a trascurare il valore del tempo impiegato per comprendere, ascoltare e rispondere con cura.

La lentezza, in questo contesto, diventa un atto rivoluzionario, un antidoto alla superficialità che mina le fondamenta delle nostre interazioni.

La Superficialità delle Relazioni Contemporanee

In un’era dominata dalla tecnologia e dalla comunicazione digitale, il nostro modo di relazionarci è stato fortemente influenzato da una corsa sfrenata alla visibilità e all’approvazione virtuale. La superficialità delle relazioni si riflette nell’uso improprio e non ragionato delle parole, spesso ridotte a mere etichette o simboli emoji (nei casi migliori) se non offensive e senza filtri (troppo spesso). L’autenticità si sgretola di fronte a un desiderio compulsivo di condividere ogni istante della vita, spesso trasformando le relazioni in una vetrina di illusioni.

La supponenza di sapere tutto e poter dire tutto è il sintomo di un’epoca che confonde il diritto di esprimere un’opinione con l’obbligo di farlo. Il pensiero critico e il rispetto per il punto di vista altrui sono sacrificati sull’altare della rapidità e della visibilità, anche con generoso ricorso ad un linguaggio arrogante e supponente. In questa corsa senza fine, perdiamo la capacità di costruire relazioni significative, sostituendola con una danza di superficialità che ci allontana dall’essenza stessa dell’umanità.

L’Utopia del Rinascimento Relazionale

L’idea di un Rinascimento Relazionale è per me un’utopia necessaria, un ritorno alla consapevolezza delle parole e al valore intrinseco delle relazioni umane. Coltivare sé stessi diventa un atto di resistenza contro la cultura del “mi piace” e della visibilità immediata. La misura del proprio valore non è più dettata dalla quantità di interazioni virtuali, ma dalla profondità della propria cultura, dalla capacità di ascolto e dal rispetto per la diversità di opinioni. In termini professionali, potrei dire che il nostro valore è dato dall’utilità e dalla qualità che siamo in grado di trasferire al nostro pubblico.

Il Rinascimento Relazionale è l’ideale a cui tendo quotidianamente, non solo nella sfera professionale. È il mio purpose per avere un impatto sulle persone e costruire un ponte con gli altri, un’opportunità per aprire la propria mente e imparare costantemente. È un invito a riscoprire la gioia della conversazione autentica, dell’empatia e della comprensione reciproca. Attraverso la lentezza e la consapevolezza, ci avviciniamo all’essenza di ciò che significa essere umani, costruendo connessioni che resistono alle tempeste della superficialità contemporanea.

La mia utopia non è un ritorno nostalgico al passato, ma piuttosto una visione audace per plasmare un futuro in cui la comunicazione costruttiva e gentile diventa il pilastro delle nostre interazioni. È un invito a rallentare, a riflettere e a costruire ponti solidi tra le persone, in un mondo che ha bisogno più che mai di autenticità e connessioni umane significative.

Mi piace immaginare una “immensa community gentile” in cui è FICO essere cortesi ed in cui gli arroganti si sentissero a disagio.

Se hai domande o curiosità, se vuoi unirti alla conversazione, scrivimi nei commenti o a dambrosio.miki@gmail.com  

Lego tutto e rispondo a tutti.

Alla prossima!

Michele D’Ambrosio

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Michele D'Ambrosio
Michele D'Ambrosio
Laureato in Economia e Giurisprudenza, Michele D’Ambrosio è consulente di direzione e di comunicazione aziendale e per TuNews24.it cura la rubrica settimanale “Marketing, Branding, Comunicazione”. Già dirigente di società in Italia e all’estero, cura per aziende e professionisti la definizione dello stile di Comunicazione e il posizionamento del Brand. Il suo focus è risolvere le esigenze di visibilità di chi intende entrare in connessione con il proprio pubblico con una narrazione di sé originale e distintiva. “Il Brand non è una tattica, è la costruzione di un rapporto di fiducia con la tua audience. Il racconto delle tue unicità ti condurranno al tuo pubblico” (Michele D’Ambrosio)
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