Sono scesi in strada, hanno sfilato dal Parco del Matusa fino a piazzale De Matthaeis a Frosinone, hanno urlato slogan contro la violenza sulle donne, la violenza di ogni genere che non è solo quella fisica, hanno urlato al cielo il nome di Giulia Cecchettin, la 22enne massacrata a coltellate dall’ex fidanzato, e hanno chiesto con forza una mobilitazione generale e interventi governativi concreti per abbattere quel mostro chiamato “femminicidio”.
Erano in mille almeno, nonostante l’ora, le 21 di ieri, e nonostante il giorno feriale. Nessuno li ha fermati: il desiderio di far sentire la propria voce, di essere presenti, di essere vicini alla famiglia di Giulia e a quelle di tutte le altre donne uccise per mano di uomini-bestie (105 al 20 novembre 2023) sono stati più forti di ogni altra considerazione.
La “passeggiata silenziosa” – così l’hanno chiamata gli organizzatori del Centro antiviolenza “Fammi rinascere” di Fiuggi, con in testa la psicoterapeuta Roberta Cassetti – si è snodata composta e delicata lungo i marciapiedi di via Aldo Moro, senza creare problemi al traffico, fino al piazzale posto sul retro della stazione Eni di De Matthaeis.
Un corteo lungo, lunghissimo, ma soprattutto variegato: c’erano tante donne di tutte le età ma anche tanti uomini, com’è giusto che sia, essendo quello dei femminicidi soprattutto un problema maschile, e c’erano bambini, alcuni armati di cartelloni con scritto il nome di Giulia o “basta”, e poi c’erano tante ragazze, molte commosse, tutte attente e partecipi all’evento, spesso con gli occhi rossi, la sofferenza per quanto accaduto evidente sui loro visi.
Slogan, canti, applausi, il nome di Giulia scandito centinaia di volte nella notte frusinate. Infine, giunti a De Matthaeis i discorsi delle responsabili del Centro antiviolenza di Fiuggi – avvocatesse, psicologhe, sociologhe ecc – e di altri cittadini che hanno voluto lanciare messaggi motivazionali alle donne presenti e alle decine di migliaia collegate alla nostra pagina Facebook per la diretta che abbiamo proposto.
Parole di amore per Giulia, forte invito a denunciare i propri partner alle primissime avvisaglie di violenza (non solo fisica ma anche psicologica, economica, personale o di altro genere), a parlare con amici e familiari di questi problemi, di queste “bandiere rosse”, a non esitare a rivolgersi ai Centri antiviolenza e alle forze dell’ordine, a rivendicare la propria libertà di scegliere, la propria indipendenza, il proprio diritto a dire “no”, ad andare via da relazioni finite o tossiche. Toccanti le parole di alcune bimbe accovacciate ai piedi delle relatrici, avranno avuto tra i 6 e i 10 anni: “Le donne non sono proprietà di nessuno”, come hanno ripetuto più volte sempre innescando lunghi e sentiti applausi.
Applausi che hanno chiuso la manifestazione, applausi per Giulia, applausi per le 105 donne vittime di femminicidio al 20 novembre 2023 e per quelle, tante, troppe, degli anni precedenti, applausi per chi ce la fa, applausi perché sia sempre l’amore, quello vero, quello sano, a trionfare, “perché tutte le altre forme malsane di relazione sono tutto tranne che amore”.