di Dario Facci
Per diversi versi si può affermare senza temere di cadere in errore che la campagna elettorale è entrata nella sua fase calda. Certamente è rovente, perché in pochi giorni sono arrivati e stanno per arrivare tra i più importanti rappresentanti del mondo politico italiano e anche perché a maggio stiamo sfiorando in 40 gradi.
Sarà, forse, per l’atmosfera irreale creata da questo caldo da solleone nel mese delle rose che invece non riesco a vedere entusiasmo, salvo pochissimi casi, nell’elettorato. Le presenze alle iniziative sono sempre mediocri. C’è chi interpreta questo stato dei fatti, invece, in un altro modo. Non si vede veramente la gara, non è palpabile la bagarre. Speriamo nel rush finale. Sarà anche per questo che il centrosinistra, qualche giorno fa, ha radunato tutti i candidati delle liste che sostengono Marzi in una sala del multisala Sisto per realizzare una seduta motivazionale. Una specie di quelle cose che siamo abituati a vedere nelle aziende di rappresentanza commerciale. A “gasare” i candidati c’erano lo stesso Memmo Marzi e Francesco De Angelis. Chissà se ora si sentono più sprint!
Senza cadere nell’errore o nel vizio della generalizzazione scendiamo un po’ nel particolare. In sequenza strettissima si sono rivolti all’elettorato frusinate con la loro presenza: Enzo Maraio, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Lorenzo Cesa, Carlo Calenda e Nicola Zingaretti. E’ imminente l’arrivo di Conte, che domani sarà in città. Il primo, segretario del PSI, è venuto a sostenere il suo vice, Vincenzo Iacovissi. Gli altri due segretari nazionali sono arrivati in sostegno di Riccardo Mastrangeli e, ovviamente, dei loro partiti: Lega e Fratelli d’Italia. Cesa e Calenda sono stati a Frosinone per sostenere Mauro Vicano oltre ai loro simboli (Udc e Azione). Zingaretti è venuto a sostenere Domenico Marzi. Insomma sfilata di leader nazionali per un confronto nelle urne che evidentemente ha una sua importanza anche oltre la sola vittoria del massimo scranno di Palazzo Munari.
Tra tutti questi incontri quello più affollato è risultato l’arrivo della Meloni. L’ottimismo dimostrato dagli organizzatori nel piazzare il palco scenico in una curva dell’enorme Parco Matusa però faceva sperare in una vera e propria invasione di fan indiavolati. Per questo motivo, cioè per l’elefantiasi della location, gli oltre settececento presenti non hanno fatto la figura che avrebbero ottenuto altrove e per questo motivo negli ambienti del centrosinistra si era diffusa la voce che, in qualche modo, Ruspandini e i suoi avessero fatto flop. Ebbene occorre essere lucidi, soprattutto in questa fase della campagna elettorale. Stante la povertà di presenze dei frusinati, almeno fino a questo momento della campagna. La Meloni ha raccolto una discreta folla.
Tutta piena la sala grande del multisala per Salvini, entusiasmo e fedelissimi per Maraio e Cesa, non male la piazza per il guru Calenda. Vedremo se Conte riuscirà a vincere la gara inutile degli applausi. Lo dico perché comunque non sarà dal computo dei presenti alle iniziative che si può pesare il successo elettorale dei candidati in pista. I più esperti ne conoscono perfettamente il motivo. La scala dei valori, specie per le comunali, resta nell’ordine la seguente: clientela, conoscenza personale, famiglia, valutazione dell’operato dei governanti e solo in ultima posizione, per meno del 20% del totale, appartenenza politica.
