mercoledì 15 Maggio 2024
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Epatite acuta pediatrica: la situazione si aggrava. A Latina il “paziente zero”. Tutto quello che c’è da sapere

Non ha ancora un nome e un volto, ma da alcune settimane semina terrore nel mondo. Autorità sanitarie in stato di allerta

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Non ha ancora un nome e un volto, ma da alcune settimane semina terrore nel mondo. Si tratta di una misteriosa forma di epatite acuta che per ora colpisce i bambini in tenera età e i ragazzini fino a 16 anni. Ad oggi sono 169 i pazienti pediatrici nel mondo che sono stati contagiati da questa misteriosa malattia e di loro il 10% necessita di trapianto di fegato. Purtroppo, si registra anche un decesso, almeno stando alle prime statistiche ufficiali.

L’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) ha diffuso un comunicato con i primi dati ed informazioni a livello globale tenendo sotto stretta osservazione ogni nuovo dato e cambiamento. Anche in Italia il Ministero della Salute lo scorso 22 aprile ha diffuso una circolare nazionale. È stato richiesto a tutte le strutture ospedaliere di segnalare ogni caso sospetto di epatite acuta e di conservare ogni tipo di analisi effettuata sui pazienti per avere memoria e dati ufficiali al fine di monitorare e studiare al meglio la situazione, che desta molta preoccupazione.

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È di ieri, inoltre, la notizia del ricovero presso una struttura ospedaliera di Verona di una bambina di 10 anni per epatite di origine sconosciuta. Un ulteriore caso che si aggiunge alla lista di ben 11 bambini in Italia colpiti da questa misteriosa forma di epatite pediatrica, malattia colpisce tra 0 e 16 anni.

Ed è alla regione Lazio che spetta il triste primato del paziente zero.
È l’assessore regionale alla sanità Alessio D’Amato a confermare la notizia. D’Amato ha dichiarato nei giorni scorsi che il piccolo paziente della provincia di Latina è considerato il paziente zero in Italia e che la situazione è al momento sotto controllo ma necessita di approfondimenti e attenzione.

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Il piccolo paziente, di 5 anni, nel mese di marzo è stato ricoverato in condizioni abbastanza critiche all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina. L’équipe medica che ha seguito il piccolo pensava di trovarsi davanti ad un caso raro e isolato, con tempestività ha curato il bimbo che oggi è fuori pericolo ma continua ad essere seguito nel decorso della malattia dalla stessa équipe medica in collaborazione con l’ospedale Spallanzani di Roma.

Non si trattava di un caso unico purtroppo. A Bergamo nei giorni successivi sono stati ricoverati altri due bambini, uno in condizioni talmente gravi e critiche da necessitare di un trapianto immediato. La lista di piccole vittime prosegue, senza sosta. Un bambino ricoverato inizialmente all’ospedale Meyer di Firenze è stato trasferito con elisoccorso all’ospedale Bambino Gesù di Roma. L’aggravarsi del suo stato di salute non ha lasciato altra scelta ai medici, il trasferimento era necessario, l’ospedale pediatrico di Roma era infatti il più qualificato e vicino per eseguire un trapianto, che poi fortunatamente non è stato necessario, anche se le condizioni restano ancora gravi: il piccolo infatti è ancora ricoverato.

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Tutto è iniziato nel mese di gennaio con diverse segnalazioni di casi di epatite in età pediatrica nel Regno Unito, con effetto domino si sono aggiunti diversi altri Stati: Spagna, Israele, Usa, Danimarca e Irlanda. L’epatite definisce in ambito medico l’infiammazione del fegato, che può avere diverse origini: virale, da alcool, da immunodeficienza e molte altre, in questo caso, pare dai primi riscontri e studi, che la causa possa essere attribuita ad un ceppo di virus comuni chiamati adenovirus, che però sono nella quasi totalità dei casi virus transitori e non gravi.

Nel caso di questa misteriosa epatite pediatrica i sintomi presentati spaziano da fastidi gastrointestinali con vomito e diarrea a dolori addominali, urine molto scure, stanchezza improvvisa, importante ed ittero (comune a quasi tutte le varianti di epatite),ma il quadro clinico e la prognosi si aggravano tempestivamente.

La trasmissione del virus può avvenire in maniera diretta venendo a contatto con goccioline di saliva infetta, oppure toccando superfici non sanificate adeguatamente.
Gli adenovirus sono resistenti a molti disinfettanti ad accezione della candeggina.
La prevenzione potrebbe essere, oltre ad una corrette igiene personale, degli ambienti e delle superfici, l’accortezza di non frequentare persone che presentano anche un semplice raffreddore.

Questo però, per quanto utile, è in netto contrasto con quanto dichiarato nelle ultime ore dal microbiologo dell’Università di Padova Andrea Crisanti. Egli infatti sostiene che le misure di distanziamento sociale adottate nel periodo di Covid abbiano notevolmente abbassato le difese immunitarie dei bambini e che le restrizioni adottate abbiano traslato di qualche mese il contrarsi del virus rendendo i sintomi più aggressivi.

Sono tutte teorie e nulla possiamo dare per certo. L’OMS e il Ministero della Salute hanno però sottolineato che non esiste correlazione, ad oggi, tra il Covid, i vaccini contro di esso e questa forma di epatite. L’unica cosa certa è che i bambini sono stati tra le categorie più penalizzate dalla pandemia e ritardare ancora un ritorno alla normalità a causa di un nuovo virus potrebbe avere a livello psicologico e sociale conseguenze a dir poco importanti.

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Giada Marras
Giada Marras
Ha studiato ingegneria presso il Politecnico di Torino, ma l’amore per le parole ha sempre sovrastato quello per i numeri. La curiosità innata per il mondo che la circonda l’ha spinta negli anni a collaborare nel settore giornalistico in diversi ambiti, in particolare con rubriche di food e territorio. Oggi scrive sul quotidiano online TuNews24.it.
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