martedì 14 Maggio 2024
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ARPINO – Natale Colonnello, sopravvissuto ai lager nazisti

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Negli occhi la scintilla della vita, nel sorriso la gratitudine di chi ritorna felice a casa dopo un lungo ed incerto viaggio, sulle mani i segni della fatica e del lavoro. Il signore Natale Colonnello, classe 1924, trasmette gioia e serenità a chi ha la fortuna di incontrarlo. E’ un dono che acquista ancora più valore se pensiamo che è un sopravvissuto ai lager nazisti. Natale Colonnello, residente in contrada Chiatti ad Arpino, è stato insignito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, nelle scorse settimane, della “Medaglia d’onore” riservata ai cittadini italiani deportati ed internati nei lager nazisti tra il 1943 e il 1945. Il signor Natale è partito prigioniero per la Germania il 10 settembre del 1943: è salito su un treno a Vercelli insieme ad altre 52 persone, con cui dopo 2 giorni e 2 notti senza acqua, ha condiviso con loro un cucchiaio del prezioso liquido almeno per bagnarsi le labbra. Trasferito in poche settimane da un campo di concentramento all’altro, Natale Colonnello è stato subito impiegato per assemblare pezzi di macchinari.

Natale è uno specialista, uno bravo nel suo lavoro, uno che impiega meno degli altri a montare apparecchi e quindi una persona preziosa. Non può essere mandato in trincea a combattere e a morire, serve nel lager a lavorare. Questa probabilmente è stata la sua fortuna. “Mentre le SS controllavano i prigionieri politici – ha spiegato Natale – , noi eravamo internati ed eravamo supervisionati dalla Polizia di Stato. Eravamo dodici specializzati e lavoravamo a 400 metri di profondità, passando ogni giorno dalla temperatura di 37° sottoterra a meno di 10° in superficie. Avevamo tagliato a strisce una coperta e ciascuno di noi ne teneva un lembo dietro al collo per proteggerci dagli sbalzi di temperatura. Quel pezzo di coperta mi ha salvato quando uno della SS ha iniziato a prendermi a bastonate dietro alla testa”. Il signor Colonnello racconta tanti aneddoti e noi lo ascoltiamo volentieri, non perde mai il sorriso anche quando gli chiediamo in quali momenti ha avuto più paura. Il 12 aprile del ’45 sono arrivati gli Americani e dopo due mesi di incertezza, tra una caserma e l’altra, il 7 luglio il convoglio con i prigionieri liberati è partito da Lipsia per arrivare il 3 agosto in Italia al Brennero, poi a Bologna e a Pescara. Poi fino a Sora con un autobus, un furgone fino ad Isola Liri e infine un carretto ha accompagnato il signor Natale a casa. I suoi occhi si illuminano, così i nostri. Il resto lo vediamo intorno a lui: due figli Savina e Vanni, quattro nipoti e dieci pronipoti. Ci siamo salutati con la promessa di vederci di nuovo, presto, per raccontare e scrivere altre storie perché quando si ha l’onore di parlare con un sopravvissuto dei lager bisogna conservare con affetto e rispetto ogni sua parola per raccontarla agli altri.

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