C’era una volta, a Frosinone, lo “struscio”. Viale Marconi. Al tramonto, ma anche di pomeriggio e fino a tarda notte, centinaia e centinaia di ragazzi passeggiavano spensierati lungo la strada all’epoca più nota del capoluogo. Aldo Moro in quegli anni era solo il nome del presidente della Democrazia Cristiana, da poco assassinato, e anche le terrazze, lungo Corso della Repubblica, erano poco frequentate. Un breve tratto di strada, compreso tra la chiesa di Sant’Antonio e il palazzo dell’Amministrazione provinciale, in piazza Gramsci, i cui gradini ospitavano chi aveva intenzione di riposarsi un po’ o bere una birra. Non c’erano panchine, solo quell’imponente scalinata, i muretti e le ringhiere che dalla strada affacciano sul parcheggio sottostante. E in queste ultime sere di luglio pare quasi di essere tornati indietro di trent’anni vedendo alla sera, soprattutto nel fine settimana, quella strada nuovamente affollata di giovani. Un fenomeno tornato prepotentemente, all’improvviso, che non è sfuggito a coloro che quegli anni li ha vissuti, con pienezza e fierezza, e che rivedendo quelle scene, improvvisamente, si sono fatti cogliere da una pazza nostalgia.
Rivivono gli anni Ottanta e Novanta, periodo d’oro per la città di Frosinone
Siamo all’inizio degli anni Ottanta, ma il fenomeno va avanti fino alla seconda metà degli anni Novanta. La vita trascorre lenta tra una gassosa e un trancio di pizza di Piz-Up. Non ci sono moltissime auto posteggiate in giro, i parcheggi non mancano per i pochi mezzi che circolano. Di più, invece, i motorini e i primi scooter che sgasano su e giù in cerca di amici da caricare per una passeggiata. Rigorosamente in due e senza casco: lo permettono leggi diverse e forze dell’ordine meno rigide su alcune regole.
Le uniche autorità di polizia “consentite”, su quel tratto di strada, sono i vigili urbani, quelli all’incrocio di Sant’Antonio, caschetto e guanti bianchi, che regolano il traffico, e il temuto “baffo bianco”, al secolo Nando Potenti, temuto e riverito da chi sa di stare, per un motivo o per un altro, fuori regola. Odiato da chi di multe, da lui, ne ha già prese. Ma comunque sempre rispettato, come tutte le divise, in un’epoca in cui l’educazione e il rispetto sono alla base degli insegnamenti dati in famiglia e nelle scuole.
Dicevamo… lo struscio. È lì che nascono i primi amori, le amicizie più solide e durature. È lì che si vivono i momenti più spensierati e divertenti, quelli raccontati per tanti anni a seguire, lì che si ride e si scherza e, con poco, ma veramente poco, si riesce a stare bene, soprattutto insieme, perché il senso di aggregazione, oltre che il senso di appartenenza, è davvero forte. E lì, anche, che si snoda la vita dell’intera città. Lì che negozietti, alimentari e piccolissime attività sono perennemente affollate in ogni ora della giornata. Una tra tutte Macale, presa di mira alla mattina dai bambini che raggiungono le scuole, rigorosamente a piedi o in circolare, e fanno sosta per acquistare la pizzetta rossa. Cinquecento lire. Piegata a metà e incartata con un solo velo di carta da pane. Calda e fragrante, sprigiona un profumo al quale è difficile resistere prima di arrivare a scuola. È lì il doposcuola per i bambini, pochi gradini più sotto, all’Acr, l’Azione Cattolica dei Ragazzi, nei locali della chiesa di Sant’Antonio, dove di giochi se ne fanno davvero tanti, dove ancora si disegna la “campana” con il gessso sull’asfalto e si salta su una gamba sola.
I pub ancora non vanno di moda, le cioccolaterie men che meno, di cornetterie neanche l’ombra, perché Cornight, vero precursore a Frosinone, deve ancora aprire i battenti. Quante suole di scarpe consumate per fare avanti e indietro, decine di “vasche”, lungo viale Marconi. In jeans e anfibi, con il sole anche un paio di Rayban, rigorosamente lontani da qualunque tipo di moda, per i più benestanti anche walkman e cuffiette con musicassette di Vasco Rossi, Claudio Baglioni, Edoardo Bennato o Eros Ramazzotti. Chiome lunghe al vento e, soprattutto, la sola, storica, cabina telefonica a gettoni davanti alla Provincia, unico modo per provare a contattare qualcuno che non è al proprio fianco, qualora è sia casa e possa rispondere al telefono fisso: cellulare non esiste ancora neanche come parola sul dizionario, figuriamoci social network. I rapporti sono veri, diretti, spontanei, faccia a faccia, non esistono tastiere, né fisiche né virtuali.
Sono questi gli anni tornati alla mente di chi, anche ieri sera, è passato lungo viale Marconi di ritorno dal proprio sabato sera. Sulle labbra il sorriso ma anche un velo di malinconia. Chi è transitato di lì non ha potuto far altro che accostare l’auto e fare un paio di “vasche”, rapito dalla magica atmosfera venuta a ricrearsi, come per incanto, quasi trenta lunghi anni dopo. Ormai difficile, dopo tutto questo tempo, confondersi tra i diciottenni senza destare curiosità. Ma calcare ancora una volta quei sampietrini tra un fiume di persone, stanotte, è stato un richiamo a cui in molti non hanno potuto nè voluto resistere.