“Il Fratello racconta”: così si intitola il convegno svoltosi stamani nell’Aula Magna dell’IIS Luigi Angeloni di Frosinone. Unico protagonista dell’evento Giovanni Impastato, fratello di Peppino, vittima della mano mafiosa.

Gli alunni delle classi quinte, alla presenza dei rispettivi docenti e del Dirigente Scolastico, Professoressa Cristina Boè, hanno avuto l’onore di conoscere e di ascoltare la testimonianza diretta di Giovanni Impastato. Due ore di ossequioso silenzio, come non mai, incuriositi dalla vita di uno dei personaggi che ha scritto pagine importanti e pesanti della storia di lotta alla mafia. Il 9 maggio del 1978 Peppino Impastato venne ucciso, fatto saltare in aria con la dinamite. Stessa sorte era toccata allo zio, ma per motivi ben diversi. Il primo perché personaggio scomodo che intralciava l’operato di un sistema che ancora oggi dà i suoi frutti, il secondo perché fastidioso ad altre cosche mafiose. Stessa fine, ideali contrapposti.
La testimonianza semplice, umile e pulita del fratello Giovanni hanno catturato l’attenzione di docenti ed alunni, che hanno subissato l’ospite di domande a margine del convegno.

Il coraggio di combattere per il raggiungimento del bene comune. La liberta di esternare i propri valori. La storia di un uomo comune ma dal coraggio infinito. La figura predominante della madre. La sete di giustizia e di libertà. Temi importanti che hanno scosso pensieri e coscienze.
“La mafia è una montagna di merda” è ormai un simbolo della Sicilia che abbandona le vesti omertose che da tempo l’hanno contraddistinta. Sebbene il sistema di omertà diffuso e capillare non sia ancora però del tutto scalfito.

Siamo negli Anni ’60 a Cinisi e Peppino è poco più che un ragazzino. Di fronte all’esplosione che provoca la morte dello zio dice: “Se questa è la mafia, per tutta la vita mi batterò contro”. Sulla stessa linea di Giovanni Falcone che diceva: “La mafia è una storia umana. E in quanto tale ha avuto un inizio ed avrà una fine. La mafia però ha ucciso nel tempo i migliori servitori dello Stato, che lo stesso non ha né voluto né potuto proteggere”.
Parole forti che invitano ad un risveglio delle coscienze e soprattutto ad una sorta di “disobbedienza civile” che stimola a rispettare le leggi senza però subirle.
Semplicità, umiltà ed umanità. Tre costanti che fanno di Giovanni Impastato un testimone di spessore che sa esattamente cosa vuole trasmettere e lo fa senza paura.


