“Il 30° Rapporto sulle Professioni Sanitarie fotografa un sistema formativo che cresce in numeri ma continua a mostrare forti squilibri tra domanda, offerta e bisogni reali del Servizio Sanitario Nazionale”.
Così Gianluca Giuliano, Segretario Nazionale della UGL Salute, commenta i dati diffusi dalla Conferenza Nazionale dei Corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie.
“L’aumento dei posti nei corsi triennali (+3,6%) non trova un corrispettivo nelle domande, ormai sostanzialmente stabili, e soprattutto non risponde alle carenze croniche di alcune professioni fondamentali, come infermieri e tecnici della prevenzione, mentre si registrano eccessi in altri profili. È la dimostrazione – prosegue Giuliano – che è necessaria una reale programmazione nazionale capace di ascoltare le Regioni, gli Ordini professionali e il mondo del lavoro sanitario”.
Il sindacato sottolinea che il fabbisogno formativo complessivo stabilito dalla Conferenza Stato-Regioni (43.738 posti) supera di quasi 7.000 unità l’offerta formativa universitaria (36.873 posti): “Una carenza del 15,7% che, nella pratica, significa minore ricambio generazionale, turni più pesanti, stress lavoro-correlato e difficoltà a garantire i livelli essenziali di assistenza”, denuncia Giuliano.
“Preoccupa in particolare la riduzione dei posti per Infermieristica, con un fabbisogno di oltre 26.000 unità a fronte di poco più di 20.000 posti a bando, pari a un deficit del 22%. È inaccettabile che la professione più richiesta dal sistema sanitario sia anche quella meno valorizzata nella programmazione”, aggiunge il Segretario UGL Salute.
I dati sul fronte nazionale dell’occupazione
Il sindacato evidenzia anche la grave carenza di docenti universitari di ruolo appartenenti ai profili sanitari specifici: “Solo il 18% degli insegnamenti professionalizzanti è coperto da docenti di ruolo. Senza un reale investimento nella formazione di qualità e nella docenza professionale, non potremo garantire operatori adeguatamente preparati”.
Sul fronte occupazionale, UGL Salute riconosce i dati positivi forniti da AlmaLaurea – l’84,8% dei laureati 2023 trova lavoro entro un anno dal titolo, con punte fino all’89% per alcune professioni – ma avverte: “Questi numeri non devono illudere. La stabilità occupazionale, la qualità del lavoro e la dignità dei contratti restano le vere emergenze. Molti giovani professionisti lavorano ancora con contratti precari, part-time o in regime di libera professione forzata”.
“Chiediamo alle istituzioni – conclude Giuliano – un piano straordinario di allineamento tra offerta formativa, fabbisogni regionali e programmazione del personale sanitario, in sinergia con il Ministero della Salute e con le parti sociali. Solo una regia unitaria potrà garantire sostenibilità al sistema e futuro ai nostri professionisti”.


