domenica 26 Ottobre 2025
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HomePoliticaOttaviani: "Sulla Zes del Lazio meridionale ci giochiamo il territorio"

Ottaviani: “Sulla Zes del Lazio meridionale ci giochiamo il territorio”

L'onorevole esponente della Lega, nonché segretario della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, lancia l'allarme: "Si rischia di creare delle diseconomie, l’intervento dello Stato potrebbe sconvolgere le regole minime dell’economia e, soprattutto, quelle della meritocrazia dei territori"

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“Sull’inserimento del Lazio meridionale, in particolare delle province di Frosinone e Latina, all’interno della nuova perimetrazione della Zes, la zona economica speciale unica, ci giochiamo il futuro dei nostri territori e, soprattutto, la credibilità dell’intera nostra classe dirigente, intendendosi per tale non solo quella politica, ma anche quella imprenditoriale e sindacale”. Una dichiarazione forte quella dell’onorevole Nicola Ottaviani (Lega), segretario della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati.

“Solo se saremo in grado di fare tutti fronte comune, sarà possibile emendare il disegno di legge che vede l’inserimento dell’Umbria e delle Marche all’interno della Zes, unitamente alle regioni del sud Italia, saltando in modo assolutamente incomprensibile ed irragionevole le province di Frosinone e Latina, che hanno dimostrato in passato di saper utilizzare bene i fondi dell’ex cassa del Mezzogiorno”.

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“Se si considera che il piano Marshall, nell’immediato dopo guerra, stanziò risorse per riattivare l’Italia pari ad 1,3 miliardi di dollari, equivalenti ad oggi a circa 17 miliardi di euro, e si tiene conto del fatto che le risorse per la Zes Unica del Mezzogiorno a disposizione per i prossimi anni, unitamente a quelle attuali, supereranno 10 miliardi di euro, – sottolinea l’onorevole Ottaviani – allora si può ben comprendere come la Zes rischi di creare delle diseconomie, dimostrando come, plasticamente, l’intervento dello Stato sia in grado di sconvolgere le regole minime dell’economia e, soprattutto, quelle della meritocrazia dei territori”.

“Siamo davanti ad una vera e propria chiamata alle armi – conclude – fortunatamente quelle metaforiche, anzi un atto di esistenza in vita, di tutta la classe dirigente delle nostre province”.

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