Con una Pec breve e concisa ha decretato l’alienamento del suo ruolo da Consigliere provinciale di Frosinone. Incarico dal quale era stato già sospeso dal Prefetto nell’agosto scorso, dopo essere finito nella bufera giudiziaria con le accuse di truffa aggravata e continuata in danno dello Stato e distrazione di fondi pubblici. Parliamo del professor Gianluca Quadrini, che all’interno di Palazzo Iacobucci era stato anche coordinatore d’aula, dunque presidente del Consiglio. Dopo la sua sospensione ufficiale, lo scorso 28 agosto, al suo posto era entrato il primo dei non eletti della lista di Forza Italia, il consigliere comunale di Frosinone Maurizio Scaccia, che attualmente ricopre quel ruolo.
Per Quadrini, ricordiamo, l’Autorità giudiziaria aveva disposto anche il divieto di dimora nelle province di Frosinone e Latina. Provvedimento al quale il consigliere aveva immediatamente fatto ricorso. E infatti i primi di settembre il Tribunale della Libertà si era pronunciato annullando il divieto sulla provincia pontina, confermando però la misura per quanto riguarda la Ciociaria. Proprio per questo il professore si trova tutt’oggi lontano dalla provincia di Frosinone: dimora da mesi nella sua residenza abruzzese.
Ora la novità: le dimissioni da Consigliere provinciale, carica attualmente congelata dalla Prefettura fino al termine della vicenda giudiziaria. Un ruolo che però, di fatto, difficilmente avrebbe potuto nuovamente esercitare, visto che a breve, tra circa tre mesi, avranno luogo le nuove elezioni provinciali, e dunque si prepara ad essere eletto un nuovo Consiglio.

Per partecipare alle votazioni ‘in forze’ e poter eventualmente accogliere il ruolo qualora raggiungesse il quorum, e poterlo esercitare, anche, la condicio sine qua non è senz’altro quella della decadenza del divieto di dimora dalla nostra provincia. E la nuova richiesta di revoca del provvedimento potrebbe verosimilmente essere vista di buon occhio dal decisore con un Quadrini spoglio di cariche pubbliche, in particolar modo del ruolo grazie al quale potrebbe aver compiuto (qualora fosse dimostrato fino all’ultimo grado di giudizio) i reati che a lui vengono ascritti dalla Procura della Repubblica, cioè quello di consigliere provinciale. Ricordiamo, infatti, che secondo alcune delle ipotesi accusatorie del Pm inquirente, enti pubblici (tra cui l’Amministrazione provinciale oltre che società partecipate ad essa collegati) avrebbero retribuito parte del personale assunto per lavorare a dei progetti o per svolgere delle mansioni che non avrebbero mai svolto, poiché sarebbero invece state impegnate a portare avanti attività politiche a favore di Quadrini.
L’ex presidente del Consiglio, dunque, con le proprie dimissioni non avrebbe di certo intenzione di mettersi da parte. Tutt’altro… E questo lo fa presupporre anche il fatto che la Pec sarebbe ad oggi arrivata solamente a piazza Gramsci, non anche al Comune di Arpino, dove lui è consigliere comunale. Qualora decadesse da quest’ultimo incarico, infatti, secondo i dettami dell’ormai famosa legge Delrio, in automatico non avrebbe più titolo per concorrere alle Provinciali. Alle quali, da quanto si mormora negli ambienti politici, vorrebbe prender parte con una sua lista civica. Staremo a vedere cosa accadrà…


