domenica 26 Ottobre 2025
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Truffa e peculato, Gianluca Quadrini “espulso” dalla Ciociaria: tutti i particolari dell’inchiesta. Nel mirino anche uso del personale e spese elettorali

Il consigliere provinciale e comunale, nonché presidente del Consiglio di Palazzo Iacobucci, non potrà dimorare né in provincia di Frosinone né in quella di Latina

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In data odierna (mercoledì 27 agosto), la Tenenza della Guardia di Finanza di Arce, con il supporto del Gruppo di Cassino, ha dato esecuzione nei confronti del consigliere provinciale Gianluca Quadrini (che è anche presidente del Consiglio provinciale di Frosinone) all’ordinanza della misura cautelare personale del divieto di dimora nelle province di Frosinone e Latina, nonché dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria emessa dal GIP presso il Tribunale di Cassino, su richiesta della Procura della Repubblica di Cassino, per i reati di truffa, perpetrata in concorso con altri 5 soggetti (non colpiti dal provvedimento), e di peculato

Le indagini, dirette dal Sostituto Procuratore titolare del fascicolo e coordinate dal Procuratore Carlo Fucci, sono state condotte attraverso escussione a sommarie informazioni di molteplici persone e hanno visto l’acquisizione di corposa documentazione presso società e una cooperativa che, nel tempo, hanno ricevuto incarichi con affidamenti diretti o si sono aggiudicati appalti con la XV Comunità Montana di Arce. 

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In particolare, dal 2019, quando l’indagato era presidente della Comunità Montana, l’Ente ha concluso appalti e conferito affidi diretti ad una società cooperativa, con sede ad Anagni, per la realizzazione di progetti e interventi di promozione e sviluppo del territorio, per un importo di circa 90.000 euro. 

Tali servizi non sono stati eseguiti, ovvero eseguiti solo parzialmente ed in modo non conforme a quanto pattuito e/o previsto, in quanto la cooperativa, a tale scopo, ha stipulato “contratti di conferimento di incarico occasionale” con 6 soggetti che in realtà, durante l’orario di lavoro a cui erano contrattualmente tenuti, sono stati impiegati in via esclusiva, ovvero prevalente, in attività di segreteria dell’uomo politico in parola (Gianluca Quadrini, ndr), con il compito di promozione elettorale e politica a suo favore. Al fine di poter fornire parvenza di legalità a tale pratica, sono stati compilati falsamente fogli di presenza e relazioni conclusive riguardanti i progetti e gli interventi per il territorio. 

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Le indagini svolte dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Arce hanno dimostrato che con lo stesso modus operandi, nel 2023, per la partecipazione alle elezioni regionali del Lazio, elezioni provinciali di Frosinone ed elezioni comunali di Arpino, l’indagato ha utilizzato personale che aveva stipulato dei “contratti di somministrazione di lavoro a termine” per prestazioni lavorative da svolgere per conto delle società in house della Provincia di Frosinone, A.P.E.F. e Frosinone Formazione Lavoro, nonché con la Fondazione Logos P.A. (ente a partecipazione pubblica). 

Anche in questo caso, le tre lavoratrici hanno percepito complessivamente circa 45.000 euro, non svolgendo l’attività per cui erano state assunte, ma utilizzate, in via esclusiva ovvero prevalente, quali segretarie personali del politico, addette alla sua promozione politica in occasione delle varie campagne. 

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Infine, ulteriori accertamenti condotti hanno permesso di ipotizzare in capo all’indagato ulteriori condotte di truffa, in concorso con altro soggetto, nonché di peculato. In particolare, è emerso che lo stesso, in concorso con il suo legale di fiducia in altro procedimento penale (anch’esso indagato nell’odierno procedimento), ha richiesto – e indebitamente ottenuto dalla Comunità Montana – il rimborso di spese legali non spettanti e comunque mai sostenute. 

Nello specifico, il politico in questione, successivamente all’assoluzione intervenuta in un procedimento penale che lo vedeva coinvolto in qualità di Commissario liquidatore dell’Ente Montano, ha richiesto all’ente montano il rimborso di spese per prestazioni in realtà erogate da altri legali (altri due legali hanno difeso l’indagato nella fase delle indagini preliminari e udienza GUP, non percependo compenso, mentre il legale coinvolto esclusivamente per il rito ordinario), ma per cui il suo legale ha emesso fattura per intera prestazione. 

Ulteriormente, i militari della Guardia di Finanza hanno raccolto elementi idonei a integrare la fattispecie di reato di peculato (art. 314 c.p.), in quanto il consigliere provinciale, allorquando era Presidente della XV Comunità Montana di Arce, ha utilizzato per scopi personali due autovetture in uso all’Ente, e le relative schede carburante, per effettuare le campagne elettorali in occasione delle proprie candidature. 

All’esito delle indagini, il P.M. ha avanzato per il consigliere provinciale richiesta di applicazione della misura coercitiva personale. In data 25.07.2025, quest’ultimo è stato sottoposto al cosiddetto “interrogatorio preventivo” ai sensi art. 291, comma 1 quater c.p.p., da parte del G.I.P. presso il Tribunale di Cassino, il quale ha accolto la richiesta. 

Contemporaneamente all’esecuzione della misura coercitiva, il P.M. titolare delle indagini ha disposto la notifica per il consigliere provinciale ed ulteriori 5 indagati della conclusione delle indagini preliminari. 

Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari durante le quali, come anche nelle successive fasi procedimentali/processuali, gli indagati potranno far valere le loro difese ai sensi del Codice di Procedura Penale.

“La comunicazione all’opinione pubblica – spiega una nota della Guardia di Finanza – è ritenuta doverosa per vicende come quella oggetto del presente comunicato poiché consente sia di sottolineare l’efficacia dell’azione della Procura della Repubblica e della Polizia giudiziaria anche sul versante del contrasto ai reati contro la Pubblica Amministrazione e all’uso improprio del denaro pubblico, sia di effettuare una corretta informazione in ordine ad una tematica di particolare interesse per l’opinione pubblica. 

Il presente comunicato viene effettuato in ossequio al d.lgs. 106/2006, come modificato dal d.lgs. 188/2021 – nel rispetto del diritto della persona sottoposta a indagini/imputato, da ritenersi non colpevole fino a sentenza definitiva -, in quanto ricorrono “specifiche ragioni di interesse pubblico che lo giustificano” per la particolare rilevanza pubblica dei fatti oggetto degli accertamenti e per le esigenze costituzionalmente tutelate connesse al diritto all’informazione, al fine di fornire notizie in modo trasparente e rispettoso dei diritti degli indagati e delle parti offese. 

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