Esporrà le sue opere a partire da domani pomeriggio, presso i locali parrocchiali dell’antico frantoio, dedicati alla Beata Madre Caterina Troiani. Il convegno di presentazione avrà inizio alle 18.00. La mostra sarà aperta sino al prossimo 24 agosto.

Claudio Spoletini, romano di nascita, ma giulianese d’adozione, ha all’attivo un’infinità di opere d’arte che lo hanno fatto conoscere ed apprezzare in contesti istituzionali di tutto rispetto. Pitture, mostre, rappresentazioni, fotografie rappresentano da sempre il suo mondo e la sua passione. E ciò che riesce a tramandare attraverso di esse è esattamente ciò che più di tutto attrae ed affascina. Il tema che ha scelto per la sua Giuliano è “Ellis”. Il viaggio, il distacco, la lontananza, i ricordi, la nostalgia, sono soltanto alcune delle impressioni e sensazioni che l’artista cerca di imprimere nel visitatore. “Ellis Island” è viva nella memoria di moltissimi italiani, e tra di essi anche giulianesi, come elemento della massiccia emigrazione italiana negli Stati Uniti tra le due Guerre Mondiali.
E’ proprio dalle memorie di chi è poi tornato nella cara patria che l’artista trae l’ispirazione per le sue opere, attraverso le quali trasmette contenuti di umanità e di valori familiari. E lo fa utilizzando una precisa quanto meticolosa tecnica del puntinismo, caratterizzata dalla scomposizione dei colori in piccoli punti. Il significato che l’autore attribuisce a tale particolare procedura e, di conseguenza, a ciò che rappresenta nelle sue opere è appunto la lontananza e tutto ciò che essa inevitabilmente comporta. La tecnica che l’artista utilizza si sposa perfettamente con quanto lo stesso vuole trasmettere. Basandosi sull’applicazione di piccoli punti di colore puro su tela, questi, osservati a distanza, si fondono otticamente nella retina dell’osservatore creando l’immagine desiderata ed un effetto di luminosità e di vibrazione del colore.

Osservare a distanza tali opere significherà dunque poterne cogliere la loro rappresentazione grafica e simbolica. Occorrerà allontanarsi, distaccarsi per vedere e discernere, calandosi completamente nel tema della separazione.
La percezione, il gioco da lontano, su questi due binari l’artista fonda l’oggetto e dunque il significato più profondo della sua mostra.
Saranno 11 le opere che l’artista esporrà. Una piccola selezione, un estratto di memoria storica, per ripercorrere e vivere ciò che ha segnato il vissuto degli avi scrivendo una delle pagine più significative della storia italiana. I continui spostamenti, le valigie, il treno o i mezzi di fortuna, i luoghi di lavoro, gli operai e la speranza di una vita migliore.
E ancora, il sacrificio degli emigrati, la carrozza-carretto che li trasporta, l’imponenza delle navi, sinonimi di speranza ma anche di distacco, i campi coltivati, le fabbriche ed infine i volti induriti dalla fatica, ma mai rassegnati. Una giusta sintesi tra lo scorrere, inevitabile, del dramma dell’emigrazione forzata e la speranza di una nuova vita.
Una sensibile percezione che, senza imporre nulla al visitatore, aiuta a far sbocciare quel sentimento di appartenenza, da sempre un fondamentale collante dell’umanità.










