Nella zona della Pescara, ora completamente dimenticata da Riccardo Mastrangeli e dai suoi delegati, l’ex sindaco Michele Marini vinse le elezioni. L’attuale primo cittadino, invece, ultimamente ha occhi solo per lo Scalo: ed è proprio in quella zona che spende la maggior parte dei denari pubblici, delle risorse e anche del tempo personale, partecipando a riunioni, inaugurazioni, feste e, qualora fosse invitato, magari anche a comunioni e cresime sul lastricato della nuova “piazzetta della discordia”. Peccato che è proprio quella la zona dalla quale partono gli attacchi più pesanti nei suoi confronti, provenienti da ogni parte: dalla raccolta di migliaia di firme di cittadini contrari ai provvedimenti del sindaco alle critiche costanti e continue del consigliere comunale Anselmo Pizzutelli, di Dheni Paris, del comitato Laboratorio Scalo e chi più ne ha più ne metta. Eppure lui è convinto e va avanti, e ‘punta forte’ sul quartiere stazione in vista delle prossime elezioni amministrative, in occasione delle quali mira a fare la parte da protagonista, nonostante nelle ultime settimane aumentino sempre più i segnali contrari, persino da parte della sua squadra.
“L’amministrazione Mastrangeli ha realizzato il nuovo piano di illuminazione ed efficientamento energetico all’interno del parco Matusa, convertendo i punti luce presenti all’interno della struttura in presidi illumino-tecnici, in linea con le più moderne innovazioni nel campo del risparmio energetico e del controllo dei consumi – si legge in un comunicato del Comune – La criniera del Leone, realizzato al centro del parco con essenze e varie piante odorose, sarà contornata da un filo di luci soffuse, per far risaltare, anche di sera, le forme stilizzate del simbolo identitario e sportivo della città”.
La criniera del leone… abbiamo letto bene: stiamo pensando alla criniera del leone! Con tutto il rispetto per il re della giungla, simbolo del nostro Comune e della nostra provincia, oltre che della squadra di calcio del capoluogo… ma facciamo sul serio? Ci sono intere zone di periferia al buio! Il che, oltre che un disservizio per i cittadini e uno sperpero di denaro pubblico per il quale dovrebbe intervenire la Corte dei Conti (visto che la corrente elettrica viene pagata alla società che gestisce la pubblica illuminazione in base ai punti luce e non a quanto effettivamente viene consumato) è un grave problema di sicurezza pubblica, soprattutto ora che si va verso i torridi mesi di luglio e agosto, quando le città si svuotano e diventano, dunque, ancora più appetibili per la criminalità, sempre in cerca di zone buie e desolate per svaligiare appartamenti o mettere a segno rapine.
Un problema del quale non può che essere investito, a questo punto, il Prefetto Ernesto Liguori, dato che fino ad ora l’assessore alla Manutenzione Angelo Retrosi non è riuscito a risolvere la grave problematica, all’apparenza molto semplice. Tanto meno il sindaco è intervenuto vedendo e leggendo di tali gravi e perduranti problematiche. Dunque, per deduzione, i casi sono due: o la società che gestisce la pubblica illuminazione non risponde alle richieste del Comune (dunque l’ente dovrebbe passare ad azioni legali immediate) oppure la volontà, la determinazione o le capacità di chi dovrebbe risolvere tali problematiche non sono sufficienti. In quest’ultimo caso saremmo davvero inguaiati, visto che tenere dei lampioni accesi dovrebbe essere uno dei compiti più semplici da assolvere nella quotidiana gestione di una città. Qualunque fosse il caso, comunque, è giusto a questo punto investire, oltre che la Procura contabile, anche la Prefettura di tale problematica, affinché possa decidere come intervenire per salvare i cittadini dalla grave incapacità di uno degli attori sopra elencati, magari individuando anche le responsabilità.
Tra i casi seguiti da vicino dalla nostra redazione c’è sicuramente quello di via Vetiche, al buio da oltre un anno (LEGGI: Benvenuti nella selva oscura: l’illuminazione pubblica viene pagata ma il servizio… non esiste) per il quale l’assessore Angelo Retrosi ha più volte cercato d’intervenire ma senza alcun effetto.
In questi giorni, a testimonianza del fatto che è un problema decisamente sentito in città, sulla questione ha postato un video sui social anche l’influencer frusinate Peppe Manzo, comparso in via Fosse Ardeatine con un cero in mano, per tentare di fare luce sotto i lampioni spenti da mesi anche lì. E magari chiedere anche la grazia a qualche divinità: forse l’unica strada possibile per rivedere la luce, vista la situazione.
Le segnalazioni che arrivano quotidianamente alla nostra redazione da parte dei cittadini, inviperiti, sono tantissime e sarebbe impossibile riportarle tutte, ma riguardano principalmente le zone più periferiche del capoluogo.
Cari Mastrangeli e Retrosi, si riuscirà prima o poi a riaccendere questi benedetti lampioni spenti? E, qualora la responsabilità fosse della società che gestisce l’illuminazione, si riuscirà ad intimare loro un pronto intervento? E, nel caso non ci fosse in tempi brevi, a mettere la questione in mano ad un legale, visto che c’è un’avvocatura comunale che dovrebbe fare proprio questo? Ma, qualora fosse troppo ‘oberata’, ci sono anche tanti legali esterni investiti più o meno mensilmente di incarichi, da parte del Comune, con parcelle di svariate migliaia di euro. Persino l’assessore Retrosi esercita, nel tempo libero, da avvocato, e potrebbe ‘imbracciare una bic’ e dare un ultimatum, tramite raccomandata o pec, visto che una diffida è un atto abbastanza semplice e veloce. Paghiamo gli avvocati, paghiamo la corrente elettrica, ma le luci sono sempre spente.
È indispensabile ricordare che i denari della res publica (che poi, senza bisogno della traduzione di ‘onorevoli suggeritori’, non sono nient’altro che i soldi dei cittadini) non possono essere buttati via così: si intervenga una volta per tutte in maniera incisiva, onde evitare situazioni vergognose da terzo mondo o figuracce, che inevitabilmente si vanno a fare dopo l’intervento di enti sovraordinati o preposti, obbligati ad intervenire per mettere a posto le cose fatte male o non fatte da chi dovrebbe governare questa città nel migliore dei modi. Pensando ogni tanto anche alle periferie.
Non facciamo, ancora una volta, come già visto pochi mesi fa con la querelle dello Stadio del Nuoto, quando la sistemazione del tetto venne pagata con i soldi dei cittadini nonostante spettasse ai gestori, come da capitolato: anche in quel caso, per fare le cose alla dritta, c’è stato bisogno di decine di articoli di giornale, pec, raccomandate anonime del ‘corvo’, l’intervento dell’Autorità Nazionale Antiocorruzione e chi più ne ha più ne metta. E ad oggi il Comune, a quanto è dato sapere, ancora dovrebbe riprendere i quasi 40mila euro che il privato dovrebbe restituite all’ente. Anche in questo caso: ricordiamo che è denaro pubblico e non privato di qualche assessore o dirigente comunale. Se il gestore fa resistenza esistono gli avvocati, che questo Comune, a quanto pare, utilizza in maniera molto ‘disinvolta’, tranne che per le vicende per le quali, invece, dovrebbe utilizzare senza pensarci troppo.
Basta sperperi di denaro pubblico, basta dimenticare le periferie, basta figli e figliastri, basta dare troppo spazio a chi è ‘sensibile’ a certi argomenti, basta con le tipiche bugie da politici che promettono sempre ma non fanno mai, e si riempiono la bocca di slogan e parole vuote, altrimenti a questa ‘Frosinone del Fare’ prima o poi bisognerà cambiare nome.
Assessore Retrosi, i ‘pomodori marci’ miracolosamente evitati allo Scalo per i ritardi nell’apertura della Piazza, per l’inaugurazione fatta ‘a metà lavoro’, per i giochi dei bambini mancanti, per l’area verde carente e per tutto il resto, li vogliamo prendere ora per quattro lampioni? Non è arrivato il momento di impegnarsi e di dimostrare a chi ha riposto fiducia e spinto per la nomina ad assessore che, oltre a correre ‘in calzoncini’ tra i vari cantieri aperti, è anche in grado di risolvere qualche piccola problematica amministrativa con i gestori di servizi e impianti cittadini? Lo sappiamo, a volte occorre forze e coraggio, però è il minimo richiesto, e se proprio non si è in grado si può sempre decidere di riconsegnare la delega e ammettere il fallimento, invece di procurare ulteriori grattacapi ad un sindaco che già ne ha parecchi in questo periodo: la fama e il lauto stipendio possono senz’altro far gola, ma ogni tanto bisognerebbe dar retta anche alla morale.
Le cose o si fanno o non si fanno, non esistono finte via di mezzo, altrimenti si rischia di farsi appioppare soprannomi utilizzati, all’occorrenza, per chi si comporta in questo modo. Il più comune, tra i corridoi di palazzo Munari? ‘Buciardella’.