domenica 26 Ottobre 2025
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Criminalità in Ciociaria, lo Stato alza il “Muro della legalità. E’ allarme rosso: rischio infiltrazioni camorristiche

Il recente attentato incendiario contro l'auto di un magistrato di Cassino ha fatto scattare una mobilitazione generale dei tutori della legge e della società civile

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È la notte tra il 13 e il 14 maggio scorsi: Cassino dorme tranquilla. Quando manca poco all’alba, però, tutto cambia: il buio viene squarciato dalle fiamme di un’auto alla quale ignote mani criminali hanno dato fuoco. è la macchina della sostituta procuratrice Francesca Fresch, magistrato in forza alla Procura della Città Martire e titolare di alcune delicate indagini sulla malavita del Basso Lazio. Su quella criminalità che affonda le sue radici nell’humus delinquenziale della vicina Campania e che da alcuni anni in particolare sta cercando di allungare i suoi mortali tentacoli anche sulla Ciociaria, partendo proprio da Cassino e dal Cassinate.

Le sirene delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco fanno sobbalzare tutta la popolazione. Cassino, già provata da altri e recenti atti intimidatori (auto bruciate e tre attentati incendiari in pochi giorni – poche decine di ore prima dell’attacco alla macchina del magistrato e tutti con l’utilizzo di bombe carta – contro attività commerciali, bar e privati cittadini), precipita nell’incubo più totale. Nella mattina successiva, quella del 14 maggio, l’aria è pesante, sulla Città Martire cala una cappa plumbea. La paura serpeggia in ogni angolo. La gente si interroga. Il timore di un’escalation della criminalità è altissimo.

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Risuona fortissimo il campanello d’allarme

Francesca Fresch, come detto, ha nel suo mirino le organizzazioni criminali, che vogliono allargare il raggio di azione dei loro sporchi affari. Un chiaro atto intimidatorio quello nei suoi confronti. Un avvertimento in puro stile camorristico, che fa suonare, fortissimo, il campanello d’allarme in una realtà e in un territorio da sempre ad altissimo rischio di infiltrazione della camorra e molto appetiti dalla criminalità.

Un episodio gravissimo, al quale segue immediatamente una serie di risposte, pronte e risolute, da parte delle istituzioni e dello Stato, oltre l’unanime condanna di ogni singola componente cittadina. Senza perdere neppure un minuto il procuratore capo di Cassino, Carlo Fucci, chiede l’intervento del Prefetto di Frosinone. Ernesto Liguori convoca senza indugi il Comitato per l’Ordine e la sicurezza pubblica, che si svolge, in un clima di grande apprensione ma anche di estrema determinazione a dare una risposta forte e chiara, il 26 maggio.

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Ottaviani: siamo tutti al fianco del magistrato

Lo stesso giorno interviene sul caso Nicola Ottaviani, deputato della Lega, segretario della commissione Bilancio della Camera dei Deputati. Che dichiara tra l’altro: “La città di Cassino e l’intera Ciociaria sono al fianco del magistrato, riconoscendo nel suo operato un esempio di integrità, certi che la sua forza non sarà scalfita da gesti così codardi”.

Maxi controlli a Cassino e Sora

La prima risposta concreta arriva mercoledì 28 con un massiccio controllo interforze che vede impegnati decine di uomini e pattuglie di polizia, carabinieri e finanza. Le forze dell’ordine stringono nella propria morsa sia Cassino sia la vicina Sora, altro territorio a forte rischio criminalità. Nel corso della maxi operazione vengono controllate e identificate 600 persone, ma vengono effettuate anche perquisizioni, sequestri di droga, ispezioni nei luoghi a più alto tasso di delinquenza e sono centinaia i veicoli fermati. Un dispositivo di sicurezza senza precedenti, che si avvale anche dell’ausilio di elicotteri.

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La visita-avvertimento del Procuratore Generale

Quindi ieri, giovedì 29, la visita a Cassino del Procuratore generale della Cassazione Pietro Gaeta. Una presenza non solo simbolica ma che suona come un avvertimento per le cosche: lo Stato c’è e ci sarà, al fianco di Francesca Fresch, di chiunque ogni giorno lavora e indaga per la sicurezza collettiva e dell’intera città.

“Qui, come altrove – ha dichiarato alla stampa il Procuratore Gaeta, in carica dallo scorso mese di marzo – ci sarà sempre, alto e forte, il muro della legalità. Anzi, dietro quell’auto incendiata il baluardo della legge da oggi è ancora più solido e invalicabile. Un muro costruito non con la malta né con il cemento, ma con il coraggio della navigazione e quello, indiscutibile, del magistrato”.

Parole intrise di significato e di forza. Una visita, come detto, non solo simbolica ma concreta testimonianza della vicinanza dello Stato al Tribunale di Cassino, in specie alla sostituta procuratrice Francesca Fresch, e che è arrivata a seguito dell’invito del Procuratore Capo Carlo Fucci e del Presidente del Tribunale Lucio Aschettino per dare subito un segnale inequivocabile alla criminalità. Gaeta ha aggiunto che “nessun magistrato verrà mai lasciato solo e a nessun tutore della legge verrà mai impedito con la violenza di svolgere il suo lavoro. Francesca Fresch deve sapere che dietro di lei c’è una grande squadra composta dai colleghi, dai magistrati, dagli avvocati, dalle istituzioni, dalla società civile, tutti uniti nella difesa quotidiana della legalità”.

Ma tutta la Ciociaria è ‘ambita’ dalle cosche

Fin qui il fronte caldissimo di Cassino. Purtroppo, però, il problema non riguarda solo la Città Martire ma l’intera provincia di Frosinone. Lo dimostra il contenuto della relazione semestrale al Parlamento della Direzione Investigativa Antimafia riferita ai due semestri del 2024 e letta pochi giorni fa.
“Lo scenario criminale in provincia di Frosinone – è evidenziato nella relazione – risente, come noto, dell’influenza delle vicine cosche campane da tempo orientate ad estendere le proprie attività delittuose all’area del basso Lazio la quale, peraltro, risultando piuttosto decentrata, è stata in passato anche sfruttata al fine di agevolare la latitanza di personaggi di spicco di alcune consorterie camorristiche quali i clan dei Casalesi, Amato-Pagano e Polverino. I principali interessi di matrice camorristica – viene specificato – sono riconducibili a clan provenienti dal casertano, come i Casalesi e i Belforte di Marcianise (Ce), e dal capoluogo partenopeo come i Mazzarella e i Gionta di Torre Annunziata (Na)”.

L’inarrestabile ascesa delle bande albanesi

La relazione, tuttavia, non guarda solo alla criminalità organizzata campana o calabrese, ma anche a quella albanese, con il chiaro riferimento alla sparatoria del 9 marzo 2024 davanti allo Shake Bar di via Aldo Moro, a Frosinone. Segnale preoccupante, pur nella positività delle operazioni compiute, sono l’inchiesta della Procura europea sui lavori con il Pnrr al Comune di Ceccano (con i clamorosi risvolti culminati con l’arresto dell’ex sindaco Caligiore) e quella sui droni usati per portare all’interno del carcere di Frosinone droga, telefonini e perfino la pistola con la quale un esponente della camorra ha fatto fuoco su altri detenuti.

Fari puntati, ancora, sulla ‘ndrangheta, “specialmente per il riciclaggio e il reinvestimento in vari settori, fra cui anche quello immobiliare”, e sui “Casamonica, i Di Silvio e gli Spada”, per “estorsioni, usura e narcotraffico”.

“Particolare attenzione è stata rivolta al radicamento nel Frusinate della criminalità di origine albanese, divenuta in tempi alquanto brevi fra le più pericolose d’Europa, specie nel traffico di stupefacenti”.

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Redazione
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