venerdì 29 Marzo 2024
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Un ‘britannico’ all’Anagni: ecco Raffaele De Vita

L’esterno offensivo è tornato in Italia dopo 20 anni vissuti in Gran Bretagna: da giovanissimo fu acquistato da una squadra di Premier League

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Lascia da giovanissimo una squadra di un piccolo quartiere di Roma per un sogno chiamato Premier League. La storia di Raffaele De Vita, calciatore in forza all’Anagni, che ha girato in lungo ed in largo per la Gran Bretagna e ora ha deciso di tornare, dopo 20 anni, a giocare vicino al suo piccolo quartiere di Roma dove è cresciuto. L’esterno offensivo è stato notato appena quindicenne dal Blackburn, squadra che allora militava in Premier League inglese.

Da lì la sua vita è radicalmente cambiata, giocando e ottenendo soddisfazioni – come il premio di miglior calciatore del mese – anche nella massima divisione scozzese. Raffaele De Vita adesso è tornato in Italia, per aiutare l’Anagni a raggiungere i propri obiettivi nel campionato di Serie D.

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Come è nata la possibilità di andare a giocare in Inghilterra?

Nel 2003 quando ancora giocavo in una squadra di quartiere a Roma, l’Atletico 2000, ho avuto la possibilità di fare un provino con il Blackburn, una società inglese, al tempo di Premier League. Successe tutto velocemente. Andai su per una settimana durante la stagione e poi sei mesi dopo mi sono ritrovato lì in maniera definitiva. I primi due anni non potevo firmare un contratto da professionista perché avevo ancora 15 anni, poi da lì ho firmato il primo contratto da professionista e sono rimasto in Gran Bretagna per 20 anni”.

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Passare a 16 anni da un piccolo club romano a una squadra come il Blackburn che all’epoca giocava in Premier League è stato difficile?

Non così difficile come magari si può immaginare. Ho avuto la fortuna di capitare in una società come il Blackburn, dove venivamo trattati come se fossimo in un albergo a cinque stelle. Si occupavano di tutto, dall’insegnarci l’inglese a tutto il resto. Non ci hanno mai fatto mancare niente in nessun aspetto. Vivevo con altri 20 ragazzi che avevano una storia simile alla mia, quindi è stato tutto più facile. Ovviamente la mancanza di casa e della famiglia, negli anni, si è sempre fatta sentire. Le soddisfazioni che ho ricevuto dal campo, però, compensavano questa mancanza degli affetti”.

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È stata una tua scelta rimanere 17 anni in club della Gran Bretagna o avresti voluto tornare prima in Italia?

È stata la scelta più facile. Quando sono andato via dal Blackburn non avevo ancora giocato con nessuna squadra prima squadra. Sono uscito dal settore giovanile e poi da lì ho avuto la possibilità di firmare in Scozia per una società scozzese che era gestita da imprenditori italiani. Quando cominci a giocare in prima squadra, in campionati competitivi, ti crei un mercato ed è più facile rimanere lì. Tornare in Italia per me era più difficile. Anche quando sono tornato, due anni fa, nessuno mi conosceva veramente”.

Hai giocato anche nella Premiership scozzese, che emozione hai provato quando hai vinto il premio di giocatore del mese?

È stato un bellissimo momento, soprattutto perché venivo da qualche mese così e così al Cheltenham, in Inghilterra. Era la prima volta che cambiavo squadra a gennaio e non mi aspettavo di iniziare subito così, specialmente in una squadra che lottava per rimanere in Serie A scozzese. Eravamo quasi spacciati ma da gennaio per fortuna i risultati sono cambiati. Ho giocato tanto e fatto abbastanza bene ed è dunque coinciso anche con la premiazione come miglior calciatore del mese. In Scozia il 99% delle volte è un calciatore del Celtic o dei Rangers perché vincono tutte le partite. E quella era la prima volta che un giocatore del Ross County che vinceva il premio come migliore del mese”.

Hai giocato lo scorso anno nella Lupa Frascati. Che impatto hai avuto con il calcio dilettantistico?

A dire la verità c’ho messo un po’ per abituarmi, per diversi aspetti. Lo shock più grande è stato l’allenamento tardi invece che la mattina. Per 20 anni in Gran Bretagna mi sono sempre allenato la mattina per poi avere tutto il giorno libero. Invece qui ho iniziato ad allenarmi sempre verso le 18:00-18:30 ed è stato difficile sia a livello fisico che mentale. Poi ovviamente è tutto diverso, comprese le persone. C’ho messo qualche mese per ambientarmi ma il fatto che sono tornato vicino casa mi ha facilitato. Ho avuto la fortuna di trovare alla Lupa un gruppo di grandi ragazzi, sia in campo che fuori”.

Adesso l’Anagni. Qual è il tuo obiettivo personale per questa stagione? E quello di squadra?

Il mio obiettivo principale è sempre stato quello di aiutare la squadra il più possibile. La cosa importante è che la squadra vada bene. Soprattutto nel dilettantismo italiano, da quello che ho capito, quando le cose vanno male si cambia umore troppo facilmente. Si passa dall’euforia alla disperazione troppo velocemente. L’importante è dunque mantenere un ambiente sano. Se posso aiutare la squadra con la mia esperienza, visto che ora ho 35 anni e sono uno dei ‘vecchietti’, ben venga”.

Puoi giocare da esterno offensivo e da attaccante: in quale ruolo pensi di poter esprimere al meglio le tue qualità?

Penso da esterno alto. In Inghilterra, in un campionato molto fisico, sono stato spesso e volentieri utilizzare sugli esterni per evitare magari la lotta con i difensori più fisici e risaltare le mie qualità nell’uno contro uno. È capitato comunque di giocare anche da attaccante. Sono a disposizione del mister, l’importante è aiutare la squadra”.

C’è un rimpianto che ti porti dietro della tua carriera e quale invece la soddisfazione più grande?

Coincidono le due cose. La soddisfazione più grande è stata quella in cui ho avuto la possibilità di essere allenato per due anni da Di Canio che è stato probabilmente l’allenatore che ha inciso di più sulla mia carriera. Il rimpianto è non averlo avuto per più tempo. Mi sarei voluto godere più quei mesi: ho imparato tanto da lui ed è sempre stato il mio idolo fin da bambino”.

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Antonio Visca
Antonio Viscahttps://www.tunews24.it
Giornalista dei quotidiani online "TuNews24.it" e "Frosinone Today", del settimanale "Tu Sport" e del quindicinale "Alé Frosinone". In passato ha collaborato anche con "Radio Day".
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