Molte sale da gioco stanno chiudendo i battenti, costrette a seguire una norma nazionale che, se pur pensata per aiutare le persone, sta ridisegnando la mappa del gioco d’azzardo. È il risultato diretto delle nuove regole sulle distanze tra le attività di gioco e luoghi speciali: scuole, ospedali, chiese e centri giovanili.
Il termine slot, divenuto ormai simbolo del fenomeno, non è più solo una parola che ci fa apparire la mente una macchina luminosa, ma è teatro di un dibattito che tocca la salute pubblica, l’economia locale e la libertà d’impresa. Queste slot, presenti fino a pochi anni fa in ogni bar o tabaccheria, stanno sparendo velocemente.
Il Decreto Distanze: Una Legge, Mille Conseguenze
Tutto ha inizio con una legge nazionale che dà il permesso alle regioni e ai comuni di stabilire distanze minime – spesso di 500 metri – tra i punti gioco e determinati edifici pubblici. Una norma pensata per contrastare la ludopatia, ma che in pratica ha messo in difficoltà un intero settore. In alcune città, le nuove mappe “giocabili” sono ristrette a piccole zone industriali, spesso solo isolate e poco accessibili ai più.
Il risultato è che più di 10.000 attività commerciali hanno rimosso le slot machine, secondo i dati dell’Associazione Nazionale Sapar. Molti altri esercizi stanno rischiando di seguire la stessa via nei prossimi mesi. I gestori affermano che: “Non eravamo contro le regole ma questa è una condanna a morte per il nostro settore”.
La reazione del settore tra appelli e resistenze
Il mondo degli operatori del settore non è rimasto a guardare in silenzio. Molte compagnie hanno avviato ricorsi amministrativi contro le norme locali, spesso ottenendo sospensioni temporanee, ma raramente vere vittorie. Le associazioni ne parlano come una “persecuzione normativa” ed evidenziano mancanza di uniformità: mentre in Lombardia il limite è 500 metri, in certe zone del Lazio va fino a 300 e in altri comuni vanno oltre i 600.
In questa giungla contorta, molti gestori hanno deciso semplicemente di non investire più nel settore reale, concentrandosi sulle piattaforme online. Un cambio quasi obbligato, che cambia anche la percezione del giocatore medio.
L’Impatto Economico e Sociale
Oltre a chiudere gli esercizi, le nuove regole hanno un impatto significativo sull’occupazione. Solo nel 2024 si presume che circa 15.000 persone abbiano perso il posto di lavoro: chi lavorava alle macchine, manutentori, fornitori e operatori amministrativi. A questi si aggiungono gli effetti indiretti sulle economie locali, in particolare nei piccoli centri, dove i punti gioco rappresentavano una fonte stabile di reddito e impiego, oltre che di aggregazione tra i clienti. I bar e i locali che ospitavano le slot ora registrano un calo dell’affluenza, con ovvie ripercussioni alle attività commerciali vicine.
Ma il colpo non è solo economico. Alcuni esperti credono che una regola troppo dura possa portare il gioco nei circuiti illegali, meno in vista e più pericolosi per i consumatori. “Il divieto non ha mai funzionato”, afferma un sociologo dell’Università di Bologna – serve equilibrio, non repressione.
Future regole o riforme?
L’Italia è ora a un bivio. Da un lato c’è la necessità di proteggere i cittadini dai problemi del gioco d’azzardo; dall’altro, il bisogno di proteggere un settore economico che, solo nel 2023, ha generato oltre 10 miliardi di euro in entrate fiscali.
Alcune aree stanno pensando ad una modifica delle distanze, proponendo regole più semplici e adattabili in base alla popolazione urbana. Altre cercano di aiutare tecnologie per autoesclusione e controllo nei luoghi di gioco, senza concentrarsi solo sulla distanza fisica.
Mentre nel frattempo, le macchine che rimangono poche e spesso sole continueranno a risplendere in angoli sempre più lontani del Paese. Silenziose, quasi come a testimonianza di un’era che è cambiata radicalmente.


